(Salvo Cona) ROMA. La UIL Scuola ha comunicato alla stampa una nota che riguarda La politica scolastica e formativa all’estero – Mobilità, permessi, prerogative professionali, flessibilità e autonomia organizzativa: sono le richieste del nostro personale all’estero. Vanno regolate per via contrattuale.
Il liceo del Made in Italy viene dipinto come “necessità”, ma il vero Made in Italy lo portano avanti le scuole italiane all’estero, il cui personale rappresenta l’espressione più autentica del valore della cultura italiana. Anni di esperienze professionali e umane che andrebbero meglio valorizzate – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile, il 18 maggio scorso nella Scuola Statale Italiana di Atene.
Non si tratta di una generica affermazione ma di un richiamo diretto al contratto nazionale di lavoro che si va definendo per questo personale il cui rapporto di lavoro è regolato da ministeri diversi – Istruzione e Esteri – con il risultato che la loro condizione lavorativa è diversa da quella di tutti gli altri insegnanti.
È il momento – osserva D’Aprile – di far valere per il personale scolastico destinato all’estero le regole del contratto scuola in tema di mobilità, di prerogative professionali e di rapporto di lavoro.
Il salto di qualità che le nostre comunità nel mondo chiedono alle istituzioni scolastiche e formative all’estero è possibile soltanto se il nostro personale è messo in grado di lavorare, progettare, sperimentare insieme in un quadro di riforma delle istituzioni sul piano legislativo e contrattuale che preveda autonomia organizzativa e ogni possibile flessibilità secondo le realtà e le esigenze locali.
Durante la sua visita ad Atene, il Segretario ha incontrato la Vice Ambasciatrice italiana in Grecia, Susanna Schlein: servono strumenti contemporanei e metodologie flessibili – ha detto D’Aprile alla Vice Ambasciatrice – perché le situazioni linguistiche, culturali, sociali, cambiano velocemente, i bisogni evolvono e si diversificano, richiedendo interventi sempre nuovi e aggiornati. Il personale italiano nelle scuole all’estero – ha osservato – ha maturato esperienze e professionalità che vanno conosciute, riconosciute e messe a patrimonio del nostro sistema nazionale.