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CISL SCUOLA. Dall’indagine PIRLS 2021 emerge ancora una volta l’importanza della scuola per contrastare squilibri e disuguaglianze

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(Salvo Cona) ROMA. La CISL Scuola aha comunicato alla stampa una nota a firma di Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola:
I dati dell’indagine PIRLS 2021 presentati martedì 16 maggio evidenziano, come quasi sempre accade, luci e ombre, ma le prime non mancano, stavolta, per quanto riguarda la nostra scuola. Credo sia giusto darne conto, vista la tendenza a privilegiare, nei reportage dei mezzi di informazione, gli elementi di criticità.
Le competenze nella lettura degli alunni presi in considerazione nella ricerca (quelli che frequentano il quarto anno della primaria) si attestano su una media nazionale di 537 punti, ottenendo un risultato superiore alla media internazionale dei 43 Paesi partecipanti. In particolare, in Europa hanno fatto meglio dei nostri ragazzi (e delle nostre ragazze) solo gli studenti di Finlandia, Polonia e Svezia. Le bambine, mi piace sottolinearlo, ottengono un vantaggio medio nelle abilità di lettura di circa 7 punti percentuali rispetto ai coetanei maschi.
Inoltre, la differenza di punteggio tra gli estremi della distribuzione è molto più contenuta di quella di altri Paesi, ad indicare che in Italia sulla fascia d’età considerata si riesce a intervenire con discreta efficacia sul contenimento di squilibri e divari.
Accomuna tutta l’Italia la capacità di portare la quasi totalità degli allievi (il 95%) al livello base di comprensione della lettura.
Certamente non vanno sottovalutati altri aspetti più problematici rilevati nell’indagine, specie laddove si riscontra che i divari tra aree geografiche, poco rilevanti nel livello Base, tendono ad aumentare man mano che si passa ai livelli Intermedio, Alto ed Elevato: una dinamica su cui incide in modo determinante il contesto socio economico culturale di appartenenza. Ciò significa che la scuola rappresenta il fattore fondamentale su cui agire per compensare le disuguaglianze: da qui la necessità di un forte investimento che sostenga anche la formazione dei docenti e ne incentivi la presenza nelle aree in cui il ruolo svolto dalla scuola si rivela più indispensabile e si richiedono in modo particolare efficacia e qualità della didattica. È quella che abbiamo definito “una scuola che unisce”, al centro del nostro impegno quotidiano e per la quale non serve coltivare suggestioni autonomiste, mentre ne va ribadito e rafforzato il carattere.

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