ROMA. “Siamo consapevoli che le manovre per fare fronte al caro energia abbiano assorbito la maggior parte delle risorse a disposizione ma non dimentichiamo che per crescere come Paese è necessario investire nei settori cruciali” è il commento di Stefano Cuzzilla, Presidente CIDA (Confederazione Italiana Dirigenti e Alte Professionalità) alla conferenza stampa di presentazione della Legge di bilancio, riportata in un comunicato del 22 novembre dove si legge ancora:
“Anche questa volta scuola, ricerca e sanità sono fuori dall’agenda politica. Oggi il Governo non si è espresso su alcuni temi centrali – prosegue Cuzzilla – Penso alle difficoltà vissute dal Sistema Sanitario Nazionale durante e dopo la pandemia e alle criticità emerse nel sistema della pubblica istruzione che evidenziano la necessità di inserire figure strategiche come quelle delle elevate professionalità”.
“La Presidente Meloni ha affermato che bisogna premiare chi si rimbocca le maniche, allora è doveroso tenere conto di ciò che dirigenti, manager e alte professionalità (pubblici e privati) hanno fatto negli ultimi due anni. Per questo ci auguriamo che vengano riconosciuti loro i giusti incentivi perché solo grazie al primato della competenza sarà possibile attuare il PNRR e fare crescere il Paese.” conclude Cuzzilla.
L’emergenza Covid non è ancora del tutto terminata e ad essa si sono sommate sia quella legata al conflitto russo-ucraino sia quella, parzialmente collegata, dell’inflazione. La manovra è all’insegna della prudenza, del rigore e molte misure sono transitorie in vista di una riforma organica. Servono interventi strutturali che potranno avere effetti positivi sulla crescita. Da questo punto di vista, ancora non si vede molto.
In riferimento agli interventi che sono stati finanziati, CIDA sottolinea che si sta perdendo l’occasione di intervenire in maniera strutturale sulle pensioni a favore di misure che purtroppo confermano la tendenza della politica in generale a peggiorare i conti previdenziali a scapito ora solo di alcuni pensionati e in futuro dei giovani, che si ritroveranno con un debito pensionistico più alto.