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UIL SCUOLA. No all’autonomia differenziata: avviata la raccolta di firme

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ROMA. La UIL Scuola ha comunicato oggi, mercoledì 9 novembre, che FLC Cgil, Cisl Scuola, UIL Scuola RUA, Snals Confsal e Gilda Unam lanciano l’allarme e chiedono al mondo della scuola la sottoscrizione di una proposta che blocchi la frammentazione del diritto di istruzione.

Il 9 novembre 2022, le Organizzazioni sindacali della scuola FLC Cgil, Cisl Scuola, UIL Scuola RUA, Snals Confsal e Gilda Unams, insieme al Coordinamento per la Democrazia Costituzionalehanno lanciato una raccolta di firme per una proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare mirata a contrastare gli effetti dell’autonomia differenziata.
Si tratta di una importante iniziativa di mobilitazione, finalizzata a coinvolgere lavoratori, studenti, genitori e tutta la cittadinanza nel preservare il carattere unitario e nazionale del sistema pubblico di istruzione, evitare la frammentazione dei diritti e l’ampliamento delle disuguaglianze e dei divari territoriali.

In questi anni è proseguito, in modo sotterraneo, il tentativo di avvio di autonomie regionali rafforzate ed oggi questo progetto, dichiaratamente esplicito con il nuovo governo, rischia di divenire una concreta iniziativa, soprattutto dopo i primi incontri del Ministro Calderoli con i Presidenti delle Regioni.

Le organizzazioni sindacali esprimono forte preoccupazione rispetto alla grave emergenza che si profila sul versante dell’esercizio del diritto all’istruzione in tutto il Paese, anche e soprattutto perché tra le bozze già circolanti, leggiamo che si vuole costruire un organico regionale del personale scolastico, si vogliono bandire concorsi regionali, si vuole regionalizzare da subito la Dirigenza scolastica, si vogliono costruire contratti regionali e si vogliono differenziare gli stipendi su base territoriale intervenendo sulla mobilità, sottraendo la materia alla negoziazione sindacale. Si potranno avere docenti regionali e programmi differenziati. Le Regioni potranno fissare ogni anno il fabbisogno occupazionale e di conseguenza indire bandi locali e assumere direttamente il personale scolastico, che sarà dipendente delle Regioni e non dello Stato. A partire dai docenti neoassunti, che potranno diventare automaticamente dipendenti regionali, gli altri saranno incentivati al trasferimento da un aumento di stipendio che potrà essere realizzato grazie all’aumento delle risorse a disposizione delle Regioni, come previsto dai progetti regionalisti.

A fronte di questo progetto disgregatore dell’unitarietà del sistema di istruzione, FLC Cgil, Cisl Scuola, UIL Scuola RUA, Snals Confsal e Gilda Unams ribadiscono i seguenti punti:

  • qualsiasi forma di autonomia differenziata in ambito scolastico è incompatibile con il valore universale e unitario della scuola e contrario al principio costituzionale;
  • la scuola è una, nazionale, indivisibile; essa rappresenta un ineliminabile valore di coesione sociale del Paese che deve essere rafforzato e non disgregato;
  • il valore del contratto collettivo nazionale di lavoro non può essere messo in discussione o differenziato, a garanzia del ruolo giuridico del personale che vedrebbe un inasprimento delle differenze socioeconomiche a detrimento del diritto allo studio degli studenti.

Per tutto questo, l’istruzione deve stare fuori dalle materie oggetto di decentramento regionale e, rispetto ai complessivi disegni di regionalismo differenziato ed è inoltre indispensabile regolamentare i processi disegnati dal novellato Titolo V della Costituzione.

FLC Cgil, Cisl Scuola, UIL Scuola RUA, Snals Confsal e Gilda Unams, insieme a giuristi e costituzionalisti del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, propongono, quindi, una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per la “Modifica dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione, concernente il riconoscimento alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia, e dell’art. 117, commi 1, 2 e 3, con l’introduzione di una clausola di supremazia della legge statale, e lo spostamento di alcune materie di potestà legislativa concorrente alla potestà legislativa esclusiva dello Stato”.

La proposta è finalizzata a una riscrittura mirata degli articoli 116.3 e 117 della Costituzione che, senza cancellare l’autonomia, ne elimina i profili di pericolosità. Si articola su cinque punti:

  • espungere il principio pattizio, che introduce l’autonomia attraverso una trattativa tra governo e singola regione, riducendo il parlamento a un ruolo di mera ratifica, collegare l’autonomia a specificità della regione richiedente e introdurre per la legge di approvazione momenti di (eventuale) verifica referendaria;
  • spostare dalla potestà concorrente a quella esclusiva statale le materie ritenute strategiche per l’unità del paese, dall’istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e universitarie, alla salute e al sistema sanitario nazionale, a porti, aeroporti, autostrade, ferrovie, reti di comunicazione e altro;
  • modificare i livelli ·essenziali” in livelli “uniformi” delle prestazioni;
  • introdurre una clausola di supremazia della legge statale, tipica degli stati federali, costruita sull’unità della Repubblica (come negli Stati Uniti o nella Repubblica federale tedesca).
  • Esplicitare la diretta connessione con la specificità territoriale quale requisito essenziale per la concessione di “forme e condizioni particolari” di autonomia.

La raccolta delle 50 mila firme, richieste per la presentazione alle camere, partirà nei prossimi giorni attraverso una piattaforma digitale e anche tramite moduli cartacei. Con questa iniziativa, FLC Cgil, Cisl Scuola, UIL Scuola RUA, Snals Confsal e Gilda Unams intendono preservare la dimensione statale e nazionale del sistema di istruzione, la programmazione e il coordinamento dell’offerta formativa, l’omogeneità sull’evoluzione della normativa e sulla contrattazione per la regolazione dei rapporti di lavoro assicurando le pari opportunità sull’intero territorio nazionale.

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