Le ricadute sul servizio del personale e sugli edifici scolastici in caso di chiusura della scuola durante le elezioni politiche
Il prossimo 25 settembre gli italiani si recheranno alle urne per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica: ancora una volta le scuole saranno sede elettorale, poiché i Comuni nella maggior parte dei casi non hanno individuato nessun altro luogo alternativo. Quali sono le ricadute sul mondo scolastico e quali sono gli obblighi del personale durante le elezioni? Di seguito facciamo chiarezza sulla chiusura della scuola durante le elezioni politiche.
La chiusura della scuola durante le elezioni del 25 settembre
L’art. 1256 del Codice civile rappresenta il principio giuridico di riferimento anche per il rapporto di lavoro del personale scolastico. Esso così recita: “L’obbligazione (lavorativa) si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore (nel nostro caso dipendente della scuola), la prestazione diventa impossibile. Se l’impossibilità è solo temporanea, il debitore, finché essa perdura, non è responsabile del ritardo dell’adempimento”. Ciò vuol dire che la chiusura della scuola in questi casi è equiparata a quella che avviene per gravi eventi non prevedibili e preventivabili: le assenze del personale scolastico, sia docente che ATA, pertanto, sono giustificate e non si devono recuperare né sottoporre a decurtazione economica. In questo periodo non è possibile neanche attivare la didattica a distanza.
Se la consegna della scuola avviene alla fine della sessione antimeridiana, quindi a partire dal pomeriggio, non hanno obblighi di servizio i docenti e gli ATA impegnati in quella fascia oraria, né sono tenuti ad anticipare o restituire la mancata prestazione.
Occorre considerare i giorni di chiusura per sede elettorale come giorni di servizio a tutti gli effetti: sono validi quindi anche nel computo dei 180 giorni necessari per la validità dell’anno di prova e per la proroga/conferma di una supplenza.
Chiusura di uno o più plessi
Il sindaco del Comune con apposita ordinanza predispone la chiusura della scuola individuata come sede elettorale e, nel caso in cui vi siano più plessi, di quello interessato dalla consultazione elettorale. Nello specifico, quando è coinvolto solo un plesso e la sede centrale dell’istituzione scolastica ne rimane esclusa, il personale docente e ATA in servizio nella sede chiusa non è tenuto ad adempiere a prestazioni lavorative nella sede centrale (considerando che l’assegnazione di docenti e ATA ad una sede della scuola in comune diverso ha durata annuale), salvo non sussistano “effettive e straordinarie esigenze di funzionamento”. Stessa cosa si verifica qualora soltanto un plesso su più plessi è sede elettorale: in ogni caso occorre fare riferimento sempre al contratto integrativo di istituto.
Può succedere anche che non si utilizzi l’intero edificio scolastico per l’allestimento dei seggi, ma soltanto alcune aule e/o parte dei corridoi. In questo caso gli alunni restano a casa e i docenti non hanno obblighi di insegnamento: devono partecipare alle attività funzionali e collegiali, nonché a quelle aggiuntive, soltanto se già programmate nel piano annuale delle attività, secondo l’orario stabilito e se compatibili con la disponibilità dei locali. Il personale ATA invece resta in servizio per le esigenze di funzionamento se presidenza e segreteria restano aperte
Negli Istituti Comprensivi può verificarsi anche la chiusura di un piano o ala dell’edificio, coincidente con l’ubicazione delle aule di un solo grado di istruzione e spesso con ingresso separato: in questo caso le lezioni si svolgeranno per gli alunni che si trovano nel settore non-interessato con gli insegnanti in regolare servizio, secondo l’orario programmato. Il personale ATA svolge attività lavorativa per le dovute esigenze di funzionamento.
da scuolainforma
