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Rientro in classe, ok a DAD per i positivi. “Ogni scuola potrà regolamentarla”, USR Lombardia conferma nostra interpretazione

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“Siamo in uno scenario completamente diverso e la scuola non è un erogatore di servizi a domanda. Quindi, ciascun istituto farà bene a regolamentare queste modalità, cioè quando e in che forma la scuola potrà attivare forme alternative di apprendimento”.

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Rivolti a docenti che intendono aggiornarsi e arricchire le proprie competenze.

Lo ha detto il direttore dell’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia, Augusta Celada, in un’intervista a Lombardia Notizie, a proposito della DAD in caso di alunni positivi a scuola.

Celada spiega: “l’indicazione che oggi il Ministero dà è proprio quello di lasciare alla progettualità dell’istituto. Quindi non è un diritto del singolo utente richiedere la Dad, ma è una modalità che le scuole devono tenere presente e rendere fattibile ovviamente mantenendo delle condizioni di equità, trasparenza e di rispetto delle condizioni di chi lavora“.

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Nei giorni scorsi in uno specifico articolo la redazione di Orizzonte Scuola aveva spiegato – su base normativa – lo stessa interpretazione, che trova adesso conferma.

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A proposito di Dad, Celada spiega: “Quello che vorremmo dimenticarci è una modalità esclusiva di insegnamento non in presenza che speriamo di lasciarci alle spalle perché l’elemento di socializzazione è un elemento motivazionale fondamentale per l’apprendimento. Non si va a scuola solo per svolgere i programmi, per esercitarsi o per maturare delle competenze di natura disciplinare, ma si va a scuola per imparare a stare al mondo, per diventare cittadini per comunicare con gli altri e sviluppare la nostra propensione sociale”.

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È dunque importante – ha continuato Celada – che l’accesso alla scuola ritorni alle condizioni pre-pandemia, la dimensione ‘in presenza’ va salvaguardata a tutti i costi. L’esperienza maturata negli anni precedenti non deve andare dispersa, ma costituisce una cassetta degli attrezzi nel caso dovesse aggravarsi il quadro epidemiologico”.

La dad – ha detto ancora – è stata un’esperienza significativa, prosegue Celada. Certamente l’acronimo non rende né ragione né giustizia dell’esperienza di innovazione che le scuole hanno fatto in questi due anni. E, allo stesso modo, le modalità di insegnamento e apprendimento a distanza differenziato per ordini e grado andranno differenziate. La scuola e il ministero stanno impegnandosi anche grazie ai fondi del PNRR per un’integrazione dell’apprendimento digitale in tutte le sue forme“.

E poi un pensiero a tutto il personale scolastico e alle famiglie che hanno aiutato i ragazzi a far scuola pur in condizioni particolarmente critiche.  “I ragazzi non sono dei funghi – ha concluso – non nascono spontaneamente: vengono cioè educati nelle nostre scuole e nelle nostre famiglie. È chiaro che il contributo che hanno dato è frutto di un’azione intenzionale di educazione che le scuole non hanno mai smesso di esercitare e dell’abnegazione del nostro personale. Dirigenti scolastici e docenti hanno lavorato con grande abnegazione svolgendo anche funzioni che non sono precisamente e formalmente nel loro profilo professionale, ma lo hanno fatto con dedizione convinti che porre e condizioni per l’apprendimento era necessario per svolgere la loro missione“.

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