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FLC CGIL. Continuità didattica e valorizzazione dei Docenti. Il parere del CSPI. Per ragioni di metodo e merito il CSPI valuta negativamente lo schema di decreto proposto dal Ministero.

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ROMA. Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), riunitosi in seduta plenaria in data 25 agosto 2022, si è espresso sullo schema di decreto del Ministro dell’Istruzione relativo all’ «Individuazione dei criteri per l’attribuzione delle risorse per la valorizzazione del personale docente ai sensi del decreto-legge 36/2022, articolo 45, comma 1».  Lo ha comunicato ieri, 25 agosto, la Flc Cgil dalla quale si precisa che in premessa del proprio parere il CSPI ha condiviso la volontà del legislatore di riconoscere adeguato valore alla continuità didattica, educativa e progettuale a garanzia dello sviluppo personale di ciascun allievo. La continuità didattica, infatti, è uno dei presupposti per una efficace attuazione del diritto allo studio degli alunni e, in particolare, di quelli con disabilità.
Tuttavia – spiega la Flc Cgil (fonte notizia) il 25 agosto 2022 il CSPI ha evidenziato che lo schema di decreto proposto dal Ministero dell’Istruzione risulta poco efficace e foriero di contraddizioni e di ulteriori problematiche per il personale e per la scuola. Il rischio è quello di introdurre misure inefficaci rispetto ad un obiettivo di gran rilievo come quello di garantire e valorizzare la continuità dell’insegnamento.
Il decreto, infatti, interviene su questioni relative alla valorizzazione del personale, che sono di esclusiva pertinenza contrattuale, e lo fa in maniera intempestiva in quanto, oltre a non essere stato adottato entro il 30 giugno 2022 (come prevede la legge), potrà trovare applicazione solo dal prossimo anno scolastico quando nel frattempo sarà intervenuto il contratto integrativo nazionale a regolare la materia relativa alla mobilità del personale.
Nel merito del decreto il CSPI evidenzia che il criterio proposto per incentivare la continuità non valorizza il personale docente che intenzionalmente sceglie di rimanere nella stessa scuola ma tutti coloro che, pur avendo espresso la volontà di trasferimento di sede, non l’abbiano ottenuto per motivi oggettivi (come ad esempio l’indisponibilità di posti). Di conseguenza i criteri individuati dal decreto non permettono di incentivare solo chi volontariamente sceglie di assicurare la continuità didattica ma anche chi, pur avendo prodotto domanda di trasferimento, casualmente non l’ha ottenuta.
Per questi motivi, e per altri aspetti problematici contenuti nel testo del provvedimento, il CSPI si è espresso all’unanimità negativamente sullo schema di decreto sottoposto a parere.

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