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FLC CGIL Modena. Settembre alle porte, riparte la scuola. A Modena oltre 3.000 Docenti precari in cattedra e Segreterie non attrezzate per gestire i fondi milionari destinati alle scuole

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MODENA. Mentre il dibattito sulla scuola è galvanizzato dalle notizie relative alla pioggia di milioni di euro che arriveranno agli istituti scolastici e dalla figura del “docente esperto”, si vanno delineando chiaramente i contorni di quello che sarà – nella realtà – il prossimo anno scolastico. E’ quanto comunicato oggi, martedì 23 agosto,  a firma di Claudio Riso, segretario sindacato Scuola, Università, Ricerca FLC CGIL Modena nel quale si continua a leggere quanto segue:
Proseguono fitte infatti le operazioni preparatorie per la ripartenza di settembre, operazioni che come ogni estate vedono impegnati gli uffici periferici del Ministero dell’Istruzione da un lato, e dall’altro la FLC CGIL nell’assistenza in particolare al personale precario: ai docenti alle prese con la scelta delle scuole per il prossimo anno e al personale Ata in attesa di capire quanti saranno i posti effettivamente disponibili.

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Precarietà è infatti la parola che caratterizzerà il prossimo anno scolastico.
Se a livello nazionale si stimano 150mila docenti precari in cattedra dal prossimo settembre, a Modena è verosimile che questa cifra possa posizionarsi oltre i 3.000, superando anche il dato dello scorso anno, quando i docenti precari sono stati poco più di 2.700.
Dopo le immissioni in ruolo sono infatti rimasti liberi, sui diversi ordini di scuola, 1.250 posti che saranno coperti con assunzioni di personale a tempo determinato.
Altri 1.000 posti a tempo determinato sono destinati poi al delicatissimo ruolo di insegnante di sostegno (si tratta dei c.d. posti in deroga per il sostegno): quasi nessuno dei docenti che dovrà ricoprire questo incarico, importante e difficile, sarà però in possesso della necessaria specializzazione. A fronte di un numero significativamente elevato di alunni con certificazioni e bisogni educativi speciali, i posti che le università – anche quelle dell’Emilia-Romagna – mettono a disposizione sono inspiegabilmente solo poche centinaia.
Come accade ormai da anni, avremo quindi un migliaio di giovani docenti precari che, con molta buona volontà ma senza nessuna formazione specifica, lavoreranno sui casi più delicati e complessi.
Un altro migliaio di supplenze – tra posti interi e spezzoni orari – saranno quelle che deriveranno poi dall’adeguamento degli organici.
Si superano quindi i 3.000 docenti precari, e ne deriva che nelle scuole modenesi più di 1 docente su 4 non è di ruolo, con tanti saluti alla continuità didattica.
Rispetto agli altri versanti: su 88 istituti scolastici della provincia di Modena ben 24 sono senza un direttore dei servizi generali e amministrativi e dovranno ricorrere ad assistenti amministrativi che si faranno carico di ricoprire tale ruolo come facenti funzione. È opportuno ricordare che il DSGA è una figura dirigenziale e di vertice nella scuola, con enormi responsabilità gestionali e amministrative.
La cronaca di questi giorni racconta poi di una pioggia di soldi che arriveranno alle scuole: per la digitalizzazione di aule e laboratori (e speriamo che ci si riesca a collegare alla rete in modo decente visto che molti docenti ancora oggi utilizzano in classe i propri cellulari come router), contro la dispersione e per altri progetti ancora.
È però assurdo e paradossale non rendersi conto che senza personale e senza una adeguata preparazione e formazione del personale amministrativo, il rischio del corto circuito nella gestione di queste risorse è dietro l’angolo: in molte scuole, come detto prima, manca il DSGA, quasi tutte le segreterie, che tengono in piedi la macchina amministrativa, sono al collasso: poco personale, quasi sempre precario, poco o addirittura per nulla formato per gestire il complesso lavoro da fare.
Insomma, gli investimenti vanno bene, ma quello più importante, quello sul personale, sulla stabilizzazione e sulla formazione, viene ancora colpevolmente trascurato.
Rimarrà irrisolto l’annoso problema delle “classi pollaio” e anche quest’anno avremo classi, in particolare negli istituti superiori, con punte di 27/29 alunni. È il frutto della “logica della calcolatrice”, che pur di risparmiare su risorse e personale consente di sforare limiti e capienze massime.
Infine, rispetto alla situazione legata al COVID prendiamo atto che per il Ministero dell’Istruzione il problema non esista e sia praticamente risolto: non si è fatto nulla infatti per creare ambienti più spaziosi, non si è investito sulla realizzazione di sistemi per il ricambio dell’aria e le linee guida sostanzialmente prevedono di affrontare il problema se e quando si presenterà.
Le indicazioni operative per il prossimo anno scolastico relative al contenimento della pandemia prevedono, oltre alla sanificazione periodica, anche quella straordinaria in caso di uno o più casi confermati, con la necessità per le scuole di disporre di personale aggiuntivo. In pratica quel contingente aggiuntivo di cui le scuole hanno beneficiato negli ultimi due anni ma che però non verrà riconfermato per il prossimo.
In una campagna elettorale lunare, dove rispetto alla scuola tutti promettono tutto, e con un dibattito pubblico che si galvanizza all’ipotesi del “docente esperto” come panacea di ogni male, la realtà è evidentemente un’altra.
E come ogni anno sarà una realtà che sarà affrontata e gestita, pur tra tanti problemi e mille contraddizioni, dalla periferia, dalle singole scuole e dai lavoratori di una categoria alla quale si chiede moltissimo ma che viene continuamente bistrattata ed è fanalino di coda in tutta Europa per i livelli di retribuzione.
Claudio Riso, segretario sindacato Scuola, Università, Ricerca FLC CGIL Modena

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