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Sciopero scuola 30 maggio 2022, le motivazioni della protesta dei sindacati Flc Cgil, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Unams.

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ROMA. In un proprio avviso, nei giorni scorsi il Ministero dell’Istruzione aveva annunciato lo sciopero di oggi, scrivendo:
“Si comunica che, per l’intera giornata del 30 maggio 2022, sono state proclamate le seguenti azioni di sciopero:
– Flc Cgil, Fed.Cisl Fsur, Fed Uil scuola rua, Snals Confsal, Gilda Unams: tutto il personale docente, ata ed educativo;
– Sisa – Sindacato Indipendente scuola e ambiente: tutto il personale docente, dirigente ed ata, di ruolo e precario;
– Anief: personale docente, ata ed educativo a tempo indeterminato e determinato;
– Flp scuola: tutto il personale docente, ata ed educativo”.

A tal proposito, qui di seguito si possono leggere le ragioni per cui è stato indetto lo sciopero di oggi, lunedì 30 maggio, in un COMUNICATO UNITARIO redatto e diramato in particolare da FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA, SNALS CONFSAL, GILDA UNAMS di Firenze:

Lunedì 30 maggio non sarà un giorno come gli altri: per gli oltre 20.000 lavoratori docenti e ATA della provincia di Firenze, come del resto per tutti i lavoratori della scuola in Italia, sarà una giornata di astensione dal lavoro.
Viste le premesse, si prevede un’alta adesione: lunedì 16 maggio c’è stata un’assemblea sindacale regionale, svoltasi online di mattina, cui hanno partecipato quasi 5000 persone, mentre lo scorso martedì ce n’è stata un’altra, riguardante solo le scuole fiorentine, svoltasi di pomeriggio, con 200 partecipanti.
Siamo di fronte quindi a una reazione ampia e diffusa, che monta di ora in ora, dovuta principalmente alla pubblicazione del Decreto Legge 36/22 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1° maggio) e ai provvedimenti sulla scuola lì inseriti: uno riguardante la formazione degli insegnanti (e la loro presunta valutazione), l’altro riguardante il reclutamento degli insegnanti.

FORMAZIONE E VALUTAZIONE DEGLI INSEGNANTI
Il sistema di formazione degli insegnanti disegnato dal Decreto prevede che – solo in parte grazie ai fondi del PNRR – si attivi un sistema con le seguenti caratteristiche:

  • la formazione deve essere svolta rigorosamente fuori orario di lavoro, nel proprio tempo libero da impegni di scuola
  • tutti i docenti possono farla, ma solo il 40% dei partecipanti riceverà una gratificazione economica, peraltro risibile, a seguito di non ben precisate valutazioni
  • i soldi per tale gratificazione saranno ricavati dal risparmio ottenuto attraverso il taglio di 9.600 cattedre
  • i soldi per attivare i corsi di formazione di cui sopra saranno sottratti alla c.d. Carta del Docente, un voucher attualmente destinato ai docenti di ruolo per l’acquisto di libri, iscrizione a corsi di formazione e aggiornamento, strumenti e software digitali per la didattica.

Si tratta di una riproposizione – peggiorata – della Legge 107/2015 (c.d. Buona Scuola), perché in quell’occasione almeno erano stati stanziati fondi aggiuntivi, seppur per un’operazione anche in quel caso deprecabile e controproducente.
In questo caso addirittura si introduce un sistema che “cannibalizza” la scuola stessa, attraverso una sorta di “autotrasfusione” di risorse: per gratificare POCHI docenti, ci rimette la scuola DI TUTTI, con l’ulteriore taglio delle cattedre (oltre alla sottrazione di fondi già stanziati per i docenti).

SISTEMA DI RECLUTAMENTO DEI NUOVI INSEGNANTI
Il nuovo sistema di reclutamento che si vuole introdurre è strutturato su ben quattro livelli di selezione (con continue prove in entrata e in uscita, anche attraverso veri e propri quiz), paragonabile a un percorso a ostacoli che non esiste in nessun’altra categoria di lavoratori. Più di un lavoratore precario, nelle recenti assemblee, l’ha definito una “gara di sopravvivenza” e altri l’hanno giudicato più estremo di un survival reality.
Cosa ancora più grave, questo sistema così farraginoso e inutilmente involuto non servirà neanche a ridurre la “supplentite”, perché non prevede alcun percorso rapido di stabilizzazione dell’esercito di precari storici (quelli con almeno tre anni di insegnamento nelle scuole statali), senza i quali le classi delle nostre scuole sarebbero irrimediabilmente scoperte. Si ricorda che per la provincia di Firenze quest’anno i posti non coperti da personale di ruolo sono stati circa 2900, pari a un terzo del totale di cattedre degli istituti fiorentini.

RINNOVO CONTRATTUALE
Lo sciopero è stato indetto anche per reclamare il rinnovo sia del Contratto collettivo del triennio 2019-2021 (già scaduto), sia di quello 2022-2024, con lo stanziamento di risorse adeguate per riconoscere il lavoro dei docenti e del personale ATA. Basti ricordare che, per quanto riguarda i docenti, un insegnante ad esempio di Germania o Paesi Bassi viene retribuito più del doppio di un lavoratore italiano (dati OCSE 2021) e un altro lavoratore pubblico con medesimo titolo di studio (Laurea) è retribuito con uno stipendio mediamente più alto di ben 350 euro.
Tra l’altro per le OOSS il rinnovo del contratto dovrebbe essere l’occasione anche per regolamentare tanti altri aspetti, ivi inclusa proprio la formazione, ma in modo serio e non improvvisato come fa il Decreto.
Per i docenti e il personale tutto infatti la formazione e l’aggiornamento sono elementi fondamentali della professionalità, ma vanno inseriti nell’orario di lavoro – come avviene per tutti gli altri settori lavorativi pubblici e privati – oppure retribuiti se svolti in ore di straordinario.

CLASSI SOVRAFFOLLATE E TAGLIO DEGLI ORGANICI
Dopo le tante parole spese nei lunghi mesi dell’emergenza pandemica sul valore della scuola, della relazione educativa fra docenti e alunni, della ripresa delle attività in presenza, lo sciopero sarà l’occasione anche per denunciare le tante promesse mancate di questo governo sulla soluzione dell’annoso problema delle classi sovraffollate.
Giusto un anno fa nel Patto per la Scuola il Ministero dell’Istruzione e Palazzo Chigi si erano impegnati a ridurre il numero di alunni per classe (ricordiamo che in provincia di Firenze si hanno classi che raggiungono anche i 31/32 studenti). Niente di tutto questo è stato realizzato, né è presente nei piani del governo, che nel Documento di Economia e Finanza varato lo scorso aprile ha già previsto di diminuire ulteriormente il numero di docenti e personale ATA attraverso la diminuzione di mezzo punto di PIL, equvalente a circa 7 miliardi, accampando la motivazione della diminuzione delle nascite e quindi degli alunni (fenomeno effettivamente molto evidente: nella sola provincia di Firenze nell’a.s. 2022-2023 avremo in classe duemila studenti in meno).
È una posizione scellerata, che confligge con qualsiasi logica di buon senso: se gli alunni diminuiscono e le classi sono numericamente più piccole, la didattica se ne giova, l’apprendimento migliora, gli studenti raggiungono risultati sempre più avanzati e la dispersione scolastica cala.
Evidentemente per il governo Draghi e il ministro Bianchi le priorità non sono queste, ma restano sempre e soltanto le compatibilità economiche.
Ciliegina sulla torta: l’organico aggiuntivo che in questi anni è stato indispensabile per garantire igienizzazione, sorveglianza e supporto agli studenti (soprattutto quelli più piccoli) non sarà più rifinanziato e al prossimo settembre non lo avremo più nelle nostre scuole; già da ora i Dirigenti Scolastici denunciano che non sapranno come fare a garantire l’apertura e l’ordinaria gestione.

MANIFESTAZIONE ROMA
In occasione dello sciopero le lavoratrici e i lavoratori di Firenze parteciperanno con delegazioni alla manifestazione nazionale di piazza Ss.Apostoli a Roma, che avrà inizio alle 10,30, ma non si escludono anche altre iniziative locali messe in piedi autonomamente da gruppi di lavoratori.

Questo, invece, è quanto ha dichiarato ieri il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: “La Cgil sarà a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola nello sciopero di domani, lunedì 30 maggio”. “Uno sciopero – sottolinea il leader del sindacato di Corso d’Italia – per contrastare le norme introdotte nel decreto PNRR che tradiscono il patto per la scuola e negano il valore della partecipazione, del confronto e della contrattazione, come principali strumenti di valorizzazione e crescita delle professionalità che operano nel sistema di istruzione”. “E’ Inaccettabile – prosegue Landini – una formazione fatta per pochi, finanziata, peraltro, con i tagli di organico. Come pure sono inaccettabili le assenze di risposte per i precari che ogni giorno garantiscono il diritto allo studio”. “Domani (ndr Oggi, 30 maggio)– conclude il segretario generale della Cgil – le lavoratrici e i lavoratori della scuola saranno in piazza anche per rivendicare, ancora una volta, il diritto a un contratto giusto, per ampliare i diritti e garantire incrementi adeguati, in grado di ridurre la distanza dai salari europei”.

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