ROMA. Oggi, martedì 8 marzo, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha comunicato in occasione della “Giornata internazionale dei diritti della donna”, l’Ufficio statistico del Ministero dell’Università e della Ricerca ha diffuso il Focus “Le carriere femminili in ambito accademico”.
Il focus segnala alcuni dati positivi. Il primo riguarda il Glass Ceiling Index (GCI) che misura la probabilità delle donne rispetto agli uomini di raggiungere la qualifica più elevata nella carriera accademica. Il GCI pari a “1” indica la perfetta parità di genere, mentre più l’indice assume valori superiori a “1” e più è segno di una sotto-rappresentazione delle donne. Sebbene ci sia ancora una distanza da colmare, l’Italia, dal 2005 al 2020, ha ridotto il valore, passando da 1,84 a 1,52, un valore leggermente inferiore alla media europea pari a 1,54.
Un altro dato positivo riguarda i dottorati di ricerca. Sebbene siano ancora poche le studentesse che scelgono le “scienze dure”, rispetto alla media europea, l’Italia ha risultati migliori sia per la percentuale di donne che conseguono il titolo di dottore di ricerca (51% rispetto a una media europea del 48%), sia per la percentuale di afferenza di donne ai settori tecnico-scientifici delle aree STEM (43%, 2 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente e sopra la media europea del 38%). La quota di dottoresse di ricerca, in percentuale totale e nelle aree STEM, nel nostro Paese risulta superiore anche a quelle di alcuni Paesi europei come Regno Unito (rispettivamente, 48% e 40%), Francia (rispettivamente, 44% e 36%) e Germania (rispettivamente, 45% e 33%).
Segnale incoraggiante arriva, poi, dai dati, anche se non ancora definitivi, delle immatricolazioni nell’anno accademico 2021-22: sul totale di coloro che hanno scelto di frequentare un corso di laurea in discipline STEM le donne rappresentano il 39,5%, il valore più alto dal 2012-2013, in leggero aumento rispetto all’anno precedente (39,3 per cento) e all’anno accademico 2019-2020 (38,5 per cento).
Nel Focus sono evidenziate anche diverse criticità che hanno lontane e profonde radici. Il rapporto descrive, tra l’altro, come nel sistema universitario italiano siano ancora evidenti alcuni divari di genere (nel 2020 il 78% dei corsi dell’area “Humanities and the Arts” è a prevalenza femminile e il 73% dei corsi dell’area “Engineering and technology” è a prevalenza maschile) e sottolinea come nel passaggio dalla formazione universitaria alla carriera accademica la presenza femminile diminuisca al progredire della scala gerarchica: nel 2020 la percentuale di donne si attesta al 48,5% tra i titolari di assegni di ricerca, al 46,4% tra i ricercatori universitari, al 40,4% tra i professori associati e al 25,4% tra i professori ordinari.
http://ustat.miur.it/media/1218/focus_carrierefemminili_università_2022.pdf