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MIUR. TRASCRIZIONE DEL DISCORSO DEL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, PATRIZIO BIANCHI – “GIORNO DELLA MEMORIA 2022”

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ROMA. Qui di seguito la TRASCRIZIONE DEL DISCORSO DEL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, PATRIZIO BIANCHI in occasione del GIORNO DELLA MEMORIA 2022
Ministero dell’Istruzione, 27 gennaio 2022
Permettetemi, innanzitutto, di ringraziare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ha voluto che questa giornata si svolgesse qui, nel Palazzo dell’Istruzione, nel palazzo della Scuola italiana. Sì, Presidente Di Segni, la scuola ha una grande responsabilità. La scuola ha una grande responsabilità come l’hanno avuta la ricerca, gli scienziati, tutti coloro che di mestiere hanno il compito di insegnare, hanno il compito di trasmettere. Oggi è il 27 gennaio ed è il giorno in cui si fa memoria. Cari ragazzi, mi rivolgo a voi: è importante avere dei ricordi, perché vuol dire che tu vivi la tua giornata, il tuo momento, catturi dei momenti e te li metti dentro. Questi sono i ricordi. Ricordi che possono essere terribili, e sono personali, sono un pezzo dell’anima di ognuno. La memoria no. La memoria è un fatto collettivo. La memoria è un atto politico pieno, nel senso più bello del termine. È il modo con cui noi ricerchiamo la nostra identità, la nostra identità collettiva di popolo, di Paese, di Repubblica. E negli atti fondanti di questo Paese, della nostra Italia, di questa Europa, vi è la memoria della Shoah. Nel momento più buio, più lurido della nostra storia e anche di noi stessi. Contro il quale noi possiamo però opporre le pagine luminose della nostra Costituzione. Nei momenti in cui siamo confusi – e ci sono dei momenti in cui siamo confusi, in cui ci siamo persi -, andiamo a rileggere la nostra Costituzione. Quell’articolo 2, bellissimo, che io ripeto sempre, in maniera ossessiva, quello che dice che la Repubblica garantisce e tutela i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo che nei luoghi in cui si manifesta collettivamente la sua personalità. Ma il diritto inviolabile dell’uomo si accompagna sempre con il dovere inderogabile della solidarietà sociale, politica, economica. La solidarietà non è un accessorio da tirare fuori nel giorno di festa, la solidarietà è il cemento della nostra democrazia. Ed è proprio lì che, in questo fare memoria, dobbiamo ricordare la responsabilità degli scienziati. Vedete, la responsabilità di questi scienziati – non tutti, molti si sono sottratti con la fuga, molti hanno pagato con la vita -, di quelli che sono rimasti, che hanno aderito, non è stata neanche quella di avere inventato delle teorie, ma è quella di averle rese credibili. Di avere dimostrato scientificamente – “perché l’ha detto il professore, era scritto sul giornale, l’ha detto la radio”, e, oggi, viene rilanciato su internet – che è legittimo l’odio, che odiare è autorizzato, agire giustificando che esistono uomini e, come loro chiamavano Untermenschen, uomini di seconda serie, di serie b. La loro responsabilità è stata quella di banalizzare il male, di renderlo tutto sommato accettabile, “chi ha ucciso gli ebrei?”, “Ah io no, io ero quello che girava la manopola del gas”, “Ma perché lo facevi?”, “Era il mio lavoro, era la mia vita ordinaria e quotidiana”. Il delitto è stato quello di introdurre l’idea che si potesse quotidianamente, come lavoro, agire in maniera criminale contro la persona. Uso “la persona”, neanche “le persone”. E ancora una volta, le parole della nostra Costituzione ci ricordano, articolo 3, che la nostra democrazia si fonda su un principio, il principio dell’eguaglianza. L’eguaglianza non vuol dire essere tutti uguali, formattati. Vuol dire avere l’eguale diritto di essere sè stessi. Quindi, per definizione, “io sono diverso da te” è il diritto di essere sè stessi. E allora vedete, il Giorno della Memoria ci deve fare ricordare anche di questi, di quelli che dicono “ma allora sei tu responsabile”, “no, perché io rispondevo agli ordini, non avevo una mia volontà.” E allora lì si trova la radice vera della dittatura, del totalitarismo, della tirannia, quella di svuotare le intelligenze e del privare le coscienze. E lì c’è il rischio, ancora oggi, che in maniera subdola si possano svuotare le intelligenze e quindi deprivare di umanità. Questa idea che si possa vivere in un tempo in cui tutto viene considerato irrilevante e che le parole siano coriandoli nell’aria. Invece le parole hanno un peso e la scuola ha l’obbligo di insegnare a ognuno che ogni parola ha un senso, e non si può dire “sono ragazzate”. Non si dica che sono fatti socialmente irrilevanti, perché ogni parola è socialmente rilevante. La Costituzione dice in maniera molto chiara, all’articolo 9, che noi difendiamo, proteggiamo e tuteliamo la scienza. Sì, però dentro a quel contesto di Repubblica. Guardate le parole: sul cancello di Auschwitz c’era scritto “Arbeit Macht Frei”, il lavoro rende liberi. Il disprezzo dove c’era il lavoro degli schiavi. La nostra Costituzione dice: la Repubblica è fondata sul lavoro, cioè sulla partecipazione libera di ognuno alla vita collettiva. Il Giorno della Memoria sia questa idea fondante che la libertà c’è solo se è di tutti, la libertà c’è solo se tutti possiamo partecipare alla costruzione comune della Repubblica, se costruiamo interamente la pace. Mi permetto di usare il saluto più antico che c’è nel mondo: Evenu Shalom Alejem. Sia la pace a tutti.

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