ROMA. Didattica a distanza si? Didattica a distanza no? Un dilemma shakespeariano che oggi si ripropone più insistente che mai e che sta tenendo banco tra chi è d’accordo e chi è contrario: c’è chi la vuole per limitare i contagi e chi no perché è più scettico sia per motivi organizzativi che per timori sull’efficacia dell’apprendimento. Per questi ultimi –buona parte sono docenti e presidi- la didattica a distanza è vista come un vero e proprio problema pratico, anche se la vera questione è poi rappresentata dalla cosiddetta didattica mista. Perchè è irragionevole pensare a una didattica mista dove il docente entra in classe e deve accendere il computer per fare lezione con i pochi che sono a casa e poi fare lezione contemporaneamente con il resto più numeroso della classe che è in aula . E’ un’ipotesi da evitare e viene anche da pensare che sembra concepita da inesperti, che dimostrano di ignorare quelle dinamiche che solo chi vive “in classe” conosce. Perché si provi a immaginare il docente che si ritrova con i noti problemi tecnici da gestire come la connessione, l’audio e il microfono che non funziona dei ragazzi, mentre in quella stessa classe ci sono gli altri alunni che nel frattempo devono fare ancora, anche loro, lezione. L’idea di una didattica mista non può essere considerata una didattica di qualità.
Un altro tema su cui il governo è andato avanti per la sua strada è quello differenziazione nelle regole della quarantena tra alunni e studenti vaccinati e non vaccinati. Per molti, docenti e genitori, tale situazione è discriminatoria e crea problemi proprio tra i bambini. Nel caso dei bambini delle elementari, lo sappiamo dai dati, sulle vaccinazioni c’è ancora molta strada da fare. Abbiamo ancora l’88 per cento di bambini da vaccinare! Ma come si pensa di poter fare una scuola che va avanti in questo modo? Bisogna fare solo una cosa che non è ancora stata fatta: fare una seria campagna di informazione sui genitori, in modo tale che la maggior parte dei bambini possano essere vaccinati nel più breve tempo possibile. Perchè non inviare delle lettere ‘istituzionali’ a tutti i genitori con la quale si comunicano le ragioni e l’utilità del vaccino, invitandoli a non perdere altro tempo per proteggere i propri figli da un eventuale contagio? E poi non dimentichiamoci che le mascherine FFP2 devono essere utilizzate e fornite per tutti! E’ stato stabilito che, nel caso che ci sia un positivo, verranno date le mascherine FFP2 agli studenti delle scuole medie e delle medie superiori. Ma chi le paga? A quanto pare non ci sarebbe scritto chi le paga nel decreto disposto dal Consiglio dei ministri: questo vuol dire che dovranno essere acquistate dalle famiglie? Peraltro si tenga presente che anche nella scuola primaria servono le mascherine FFP2 per proteggere i bambini e anche i docenti. Salvo Cona