da Il Sole 24 Ore Le organizzazioni contro il ministero dell’Istruzione che avrebbe preso decisioni in modo unilaterale e scaricato le responsabilità sui dirigenti scolastici
di Redazione Scuola
Il nuovo protocollo sulla gestione delle quarantene che mira a evitare la didattica a distanza a scuola, a meno che in una classe non ci siano almeno tre positivi, suscita le ire dei sindacati non solo per i contenuti – troppe responsabilità scaricate sulle scuole e sui presidi – ma anche per il metodo scelto dal governo. «Parlano di condivisione ma il testo che è girato in questi giorni non ci è stato dato, abbiamo appreso i contenuti del nuovo documento oggi da alcune slide, non è questo il modo di fare informativa sindacale», attacca Graziamaria Pistorino, della Flc Cgil. «Vorremmo più dialogo da parte del ministero dell’Istruzione», lamenta anche Maddalena Gissi della Cisl. «Non siamo stati coinvolti e siamo stati messi di fronte a decisioni unilaterali», sostiene Pino Turi della Uil.
Il provvedimento
Il testo – che entrerà in vigore nelle prossime ore – è frutto del lavoro dell’Istituto Superiore di Sanità, dei ministeri della Salute e dell’Istruzione con il contributo delle Regioni e rimane comunque quello circolato in questi giorni: niente dad se c’è un solo positivo, se sono due quarantena “selettiva” a seconda si sia vaccinati o meno, e si resta tutti a casa se i casi sono almeno tre. Per salvaguardare il più possibile l’anno scolastico in presenza, in caso di contagi, il ricorso alla didattica a distanza verrà calibrato, e si darà peso a test e tracciamento: valgono il molecolare, quello rapido, o con prelievo salivare e analisi molecolare. Andranno effettuati il prima possibile e dopo cinque giorni, oltre che al termine dell’eventuale quarantena.