Contratto scuola, al termine della solita “sceneggiata”, il personale scolastico avrà gli adeguamenti previsti dalla normativa vigente.
Contratto scuola, alcuni sindacati propongono aumenti contrattuali fuori norma. Anche il Ministro esagera. Gli adeguamenti del triennio sono stati già fissati. Si ripete il canovaccio proposto per la prima volta quasi trent’anni fa.
Contratto scuola, la gabbia dimenticata del D.Lvo 29/93
Contratto scuola. Da qualche decennio ed esattamente dal 1993, i proclami precontrattuali dei sindacati, richiedenti aumenti fuori norma, risultano molto lontani dalle somme poi percepite. Ovviamente il divario reiterato più volte produce scoramento, rassegnazione e una sorta di indifferenza da parte degli insegnanti. E questo sicuramente non è un bene per la scuola! Comunque il problema, ben conosciuto dai sindacati, è il D.Lvo 29/93, che impedisce adeguamenti (non aumenti) superiori al tasso d’inflazione programmata.
Da qui l’impoverimento dei docenti, abituati ormai da tempo a ricevere tante pacche sulle spalle e ascoltare tanti grazie. Questi non rimarginano le ferite prodotte dagli insulti, dalla violenza fisica, dalle entrate a gamba tesa di molti genitori che si sentono autorizzati ad intervenire su una materia di competenza eslusiva dei docenti.
Gli stipendi bassi del personale scuola dipendono anche da altro
Se tutto dipendesse dal D.Lvo 29/93 risulterebbe semplice la soluzione dalla quale, però i sindacati si tengono lontani: un provvedimento abrogativo del decreto per tutto il settore pubblico.
La complessità del contratto scuola risiede anche nella presenza di un secondo nodo che spiega i motivi di una triste comparazione con altri Paesi europei che invece, grazie a una legislazione realmente premiale e diffusa, valorizzano concretamente la funzione docente.
Mi riferisco al coefficiente che viene applicato tra i comparti. Scrive C. Forti (ItaliaOggi 26.10.21) ”Facciamo un esempio. Poniamo che due lavoratori della pubblica amministrazione guadagnino, rispettivamente, 10 mila e 20mila € l’anno e che il governo abbia fissato una percentuale di aumento del 3%. Applicando l’aliquota, il lavoratore che guadagna 10mila euro avrà un aumento di 300€ e il lavoratore che guadagna 20mila€ avrà un aumento di 600€.”
Ecco spiegata la dichiarazione di L. Gissi a “La Repubblica”: “La retribuzione media di tutti i dipendenti della pubblica amministrazione è di 36.782 euro mentre il settore specifico della scuola può contare su una retribuzione media di 30.143 euro (esclusi i dirigenti). Vi pare ancora possibile? A noi no, è ora di mettere mano al differenziale delle retribuzioni tra la media della pubblica amministrazione e la scuola che risulta essere superiore ai 6.000 euro. Serve affrontare gli step necessari per arrivare al riequilibrio”.
Adeguamento possibile 87€ e non 107
Il Ministro Bianchi, come i suoi predecessori deve fare i conti con un sistema-scuola complesso e stremato dal criterio dell’ottimizzazione. Le criticità emergono soprattutto durante la fase precontrattuale. I Ministri ne sono consapevoli e questo li induce a proporre cifre impossibili.
Anche l’attuale responsabile dell’Istruzione cade nella trappola di annunciare cifre superiori alle disponibilità finanziarie reali. Secondo il già citato quotidiano economico “ItaliaOggi”, P. Bianchi chiederà al governo di poter tagliare il traguardo di 104 € di aumento medio lordo con la legge di Bilancio 2022.
Ovviamente il personale della scuola accoglierebbe con favore l’aggiornamento del suo stipendio. Purtroppo il Ministro dimentica, che le cifre per il triennio sono state già finanziate e portano a 87€ di aumento medio lordo pro capite. La legge di Bilancio approvata ieri dal Governo Draghi tratta il triennio 2022-24, quindi il periodo a seguire del contratto non ancora firmato.
In conclusione, il personale della scuola dovrà assistere al solito canovaccio che si ripete da quasi trent’anni: un contratto fatto di briciole! Non rimarrà sorpreso, perché ormai ha capito la sceneggiatura!