Non accade in nessuna altra amministrazione: presentare con più di un anno di anticipo la domanda di pensione. Accade nella scuola, dove – denuncia la Uil Scuola – è stata anticipata di tre mesi la scadenza per la presentazione delle domande.
Il personale della scuola avrà dunque tempo fino al 31 ottobre (un mese) per decidere e mettere insieme tutta la documentazione necessaria.
Un ulteriore stress per segreterie e uffici che proprio ora stanno mettendo a punto tutti gli atti organizzativi (nomine, trasferimenti, supplenti) e cominciano a valutare le reali condizioni del rientro in presenza 8trasporti, dispositivi di sicurezza, e, dove presenti, contagi).
Avranno tempo fino al 28 febbraio i dirigenti, ma la sostanza – dicono alla Uil Scuola – non cambia. Nel decreto di ieri (DM 294) viene fissato un termine incongruo: il personale della scuola non avrà, alla scadenza un quadro normative certo e la ragione è presto detta.
La materia pensionistica è una di quelle oggetto di valutazione da parte del Governo e che, già in occasione dell’approvazione della prossima Legge di Bilancio, potrebbero essere introdotte variazioni significative in alcuni degli istituti previdenziali vigenti (Quota 100, APE, APE sociale, Opzione donna, lavori usuranti, etc.).
Un decreto scritto nella solitudine ministeriale – osserva il segretario generale, Pino Turi – si continuano a trattare i lavoratori della scuola come numeri e non come persone. In questo contesto si ignorano non solo le aspettative, ma i loro diritti acquisiti in una vita di lavoro.
Non si è voluto considerare il ruolo che le scuole rivestono nella formalizzazione di tutti gli atti propedeutici alla liquidazione del trattamento pensionistico (decreti di computo, di riscatto, di ricongiunzione), alle prese sempre più con carriere composite e discontinue.
In uno specifico incontro – ricorda Turi – avevamo chiesto un momento di riflessione ed approfondimento, prima annunciato, mai fissato e poi omesso con una fretta inaccettabile.
Si stanno mettendo a dura prova le relazioni sindacali condotte come semplice formalità.
La proposta è di riconsiderare l’intera materia del trattamento pensionistico con maggiore riguardo non solo ai tempi e alle scelte delle persone, ma anche ai livelli di professionalità del personale amministrativo delle scuole a cui è stato demandato un adempimento molto impegnativo che richiede una formazione specialistica.