Onu e Unicef decisi: “Tenere aperte le scuole anche in piena pandemia”. Crisanti: “Convivremo col virus per decenni”.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite e l’Unicef si sono espressi all’unanimità in merito alla riapertura della scuole. Per le due organizzazioni i ragazzi devono andare a seguire le lezioni in presenza anche se la pandemia non è finita e le vaccinazioni non sono completate, altrimenti si rischia una “catastrofe generazionale”.
Per i funzionari di Onu e Unicef infatti, nonostante il covid colpisca ancora più di 156 milioni di studenti in diciannove Paesi, i danni della Dad sono psicologicamente importanti. L’attività didattica andrebbe invece svolta sempre in presenza e “in sicurezza”, tanto più che le scuole non sono tra i principali luoghi di propagazione del virus.
“Sono passati diciotto mesi dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 e l’istruzione di milioni di bambini continua a essere interrotta – dichiarano i rappresentanti di Onu e Unicef – Questa situazione non può andare avanti. Le scuole dovrebbero essere le ultime a chiudere e le prime a riaprire. Al fine di evitare una catastrofe generazionale, esortiamo i politici e i governi a dare priorità alla riapertura delle scuole in sicurezza. Chiudere le scuole mette in pericolo il nostro futuro solo per preservare in modo incerto il nostro presente”.
A proposito di riapertura delle scuole, per quanto concerne il nostro Paese, il Ministro Bianchi ha più volte ribadito che a Settembre si tornerà in presenza e a tal proposito si attende il parere del CTS in merito all’utilizzo delle mascherine in classe (anche se il Generale Figliuolo ha ribadito che si dovranno ancora indossare).
Nel frattempo Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, a ‘Newsroom Italia’ su RaiNews24, ha rilasciato dichiarazioni preoccupanti: “Io prevedo una convivenza col virus abbastanza lunga. Consideriamo che per eliminare un virus come quello del vaiolo ci sono voluti 40 anni e quello della poliomielite dopo 70 anni forse cominciamo a sperare di poterlo eliminare completamente. Quindi ci vuole molto tempo e dei vaccini estremamente efficaci”.
Dunque le vaccinazioni potrebbero non bastare, anche se per il dottore vanno incoraggiate, vista anche la variante Delta: “Dobbiamo incoraggiare al massimo l’adesione alla vaccinazione, perché questa variante mette in pericolo tutto il lavoro fatto fino ad adesso. Questa è una variante che ha un indice di trasmissione estremamente elevato, che porta l’indice dell’immunità di gregge all’85%, quindi significa che l’85% della popolazione deve essere protetta: non vaccinata, protetta. Se vogliamo dare retta ai dati che ci giungono da Israele, che ci dicono che le persone vaccinate con doppia dose di Pfizer sono protette al 70%, significa che, anche vaccinando tutta la popolazione italiana, si raggiungerebbe una protezione del 70% che è inferiore a quella necessaria per arrivare all’immunità di gregge. Il che significa che avremo nonostante tutto trasmissione del virus e questa trasmissione sarà in grado di raggiungere i 2 milioni e mezzo di persone sopra i 60 anni che non sono ancora vaccinate. Se noi ci vacciniamo non è che risolviamo il problema, perché la maggior parte del mondo rimane esposta e praticamente diventa un incubatore di varianti”.
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