Tfa sostegno VI ciclo, il controsenso delle tabelle: mancano gli specializzati di più al Nord, ma ci sono più posti al Sud.
Nella giornata di ieri il Ministero dell’Università ha pubblicato il decreto relativo ai corsi Tfa sostegno VI ciclo. Dalle tabelle si evince che in totale sono stati attivati 22 mila posti e anche stavolta, come lo scorso anno, la maggior parte dei corsi si svolgeranno presso le Università del centro-sud.
Pochi posti invece al Nord, dove invece la carenza di insegnanti di sostegno specializzati è maggiore. Dalla tabella si evince che i posti maggiori li hanno le Università di Messina e Palermo (1400 a testa), seguite dall’Università campana Suor Orsola Benincasa (1230), l’Università di Enna (1125), l’Università di Foggia (1100) e l’Università di Catania (1000). In pratica ai primi sei posti tutte regioni del nord (di cui 4 solo in Sicilia).
Molto più distaccate gli atenei della Lombardia (720 posti in totale, suddivisi l’università Bicocca e la Cattolica Sacro Cuore), del Veneto (755), del Piemonte (400), del Friuli Venezia Giulia (appena 190) e della Liguria (solo 170).
Negli anni scorsi sindacati e associazioni hanno posto l’attenzione su questo aspetto, ovvero cercare di equilibrare il più possibile l’offerta formativa sul territorio nazionale. Il problema è che le Università decidono spontaneamente di dare disponibilità, non esiste una imposizione.
C’è da dire che una specializzazione in sostegno è valida in tutto il territorio nazionale, quindi non è obbligatorio lavorare ad esempio a Palermo se si è conseguita l’abilitazione a Palermo.
Ma bisogna anche dire che se dal prossimo anno le lezioni saranno fatte in presenza (al contrario del V ciclo, svolto interamente online a causa della pandemia) molti docenti dovranno frequentare il corso. E qui si pone il problema, perché dato che i maggiori precari si trovano a lavorare al nord, se essi scelgono di candidarsi al corso di un ateneo di una regione meridionale saranno costretti a fare una scelta: o lavorare, o frequentare il corso.
E qui il problema delle cattedre vuote potrebbe davvero rischiare di aggravarsi. L’ideale sarebbe invece quello di mettere più posti nelle regioni dove c’è maggiore richiesta e ci sono più supplenti, quindi quelle del nord.
“Ancora una volta si confermano le nostre denunce – afferma Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola – Proprio poche settimane fa il sindacato aveva infatti reso pubblico un dossier sul sostegno, in cui fra i vari problemi veniva evidenziata tale situazione relativa ai corsi di sostegno. Sono anni che abbiamo aperto vertenze a livello regionale con le Università del Nord. La formazione dei futuri docenti dev’essere al centro delle politiche in tutte le regioni e l’università non può essere latitante”.
Per quanto riguarda il Tfa sostegno VI ciclo, il controsenso è servito anche per Anief: “Siamo ancora ben lontani dai livelli necessari per soddisfare realmente il fabbisogno di docenti di sostegno specializzati dei territori e per garantire l’inclusione degli studenti disabili – commenta il Presidente Marcello Pacifico – Siamo pronti a tornare in tribunale e riportare il caso all’attenzione dei giudici”.
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