da orizzontescuola – Il Patto per l’Istruzione è vicino alla chiusura. Mancherebbero solo gli ultimi dettagli da definire e la firma che avverrà molto probabilmente già lnei prossimi giorni. E allora inizia a farsi strada una stabilizzazione dei precari da immettere già il prossimo settembre ma anche una riforma del reclutamento che dovrà essere pensata per avere i migliori docenti in cattedra.
Come anticipato nella giornata del 7 maggio, Bianchi e i sindacati hanno discusso nel merito concordando nel fatto per “realizzare entro l’avvio del prossimo anno scolastico, “una procedura urgente e transitoria di reclutamento a tempo indeterminato“.
E dunque lascia intendere che si va verso una procedura per stabilizzare i precari.
E’ chiaro che la formula definitiva ancora non si conosce: servono i tavoli ministero-sindacati per definire la procedura. Anche se, l’ipotesi al momento più accreditata vedrebbe il riconoscimento di titoli, meriti ed esperienze dei docenti precari attualmente in cattedra, tramite un corso concorso con assunzione dei docenti a partire dal 2022-23.
Per chiudere il Patto per l’Istruzione, ricordiamo, bisogna però attendere il passaggio dal premier Draghi: senza l’ok della politica tutto quello che è presente sul testo del Patto potrebbe rimanere sulla carta.
I numeri dei docenti coinvolti e le cifre
Tuttavia, da Il Sole 24 Ore, arrivano altri particolari: il piano di stabilizzazione dovrebbe prevedere l’immissione in ruolo di non meno di 60 mila precari per coprire le cattedre vuote del prossimo anno, in numero molto elevato al Nord Italia.
Ricordiamo che, per quanto riguarda i precari, bisogna considerare che una parte saranno “pescati” dal concorso straordinario secondaria che si sta concludendo. Ma come più volte fatto notare dalle organizzazioni sindacali non basteranno. E quindi si deve necessariamente puntare ad una procedura semplificata.
Costo dell’operazione: una cifra fra 1 milione e 1,3 milioni di euro, anche se non si può escludere un lieve aumento proprio per incrementare le assunzioni. Su questo punto il Mef dovrà fare le necessarie verifiche.
Come spiegavamo in precedenza, la formula esatta del piano transitorio di assunzione dei docenti precari non si conosce ancora e verrà definita nei prossimi giorni. Bianchi ha però precisato nei giorni scorsi, oltre al fatto che non “intende fare sanatorie“, che “la cosa sbagliata e trattarli tutti allo stesso modo (i precari -ndr), sono persone con esperienze, titoli e esperienze diverse. Stiamo ragionando col Mef per capire come riconoscere titoli e merito diversi e permettere di far confluire queste persone all’interno di una visione stabile per far partire la macchina di una assunzione regolare e continua”.
Così come si è in attesa di conoscere cosa ne sarà dei concorsi ordinari per secondaria e infanzia e primaria banditi quasi un anno fa e non ancora espletati.
Bisogna anche aggiungere che anche la formazione iniziale degli insegnanti dovrà essere adeguata, se si vorrà evitare il solo intervento trasmissivo di conoscenze in classe. Ecco perchè si interverrà anche in tal senso. Ecco perchè, come già accennato con le linee programmatiche, la preparazione iniziale degli insegnanti non può essere solo teorica, ma deve basarsi anche su laboratori e tirocini. Quindi teoria e pratica. Modello TFA per semplificare, abbandonato in Italia dal 2014. E i nuovi concorsi dovranno essere orientati a “selezionare le migliori competenze”