fbpx

Pensioni, la riforma di Tridico (Inps): “Uscite a 62 anni, ma con il sistema contributivo”

776

da orizzontescuola – In una lunga intervista a La Stampa, il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, fa il punto in merito alla possibile riforma del sistema pensionistico dopo il probabile addio a quota 100 dal 2022.

Ecco la proposta: “Dopo Quota 100 non c’è la fine del mondo, ci sono diverse misure di flessibilità da ampliare: l’Ape sociale, i precoci, gli usuranti”.

Poi spiega: “Andare in pensione dai 62-63 anni solo con la quota che si è maturata dal punto di vista contributivo. Il lavoratore uscirebbe dunque con l’assegno calcolato con il contributivo e aspetterebbe i 67 anni per ottenere l’altra quota che è quella retribuitva. Poi è necessario tutelare i fragili, come gli oncologici e gli immunodepressi, che nella fase post Covid devono poter andare in pensione prima”.

E poi: “Il sistema di welfare del futuro deve essere più inclusivo. Ai lavoratori occorre garantire una formazione continua, conoscenze e competenze, per rimanere sempre agganciati al mercato”.

Con i sindacati Tridico auspica che “si possa trovare una convergenza. Se pagassimo subito tutta la pensione, indipendentemente dai contributi, a 62-63 anni, verrebbe meno la sostenibilità finanziaria. La mia è una proposta aperta ad altri innesti, che il ministro Orlando sta valutando, come la staffetta generazionale o le uscite parziali con il part-time. Ma non possiamo tornare indietro rispetto al modello contributivo. Il sistema previdenziale italiano è stato scolpito da due grandi riforme: la Dini del ’95 e la Fornero nel 2011. È quello il nostro impianto ed è proprio qui dentro che dobbiamo incrementare i livelli di flessibilità, tenendo presente che abbiamo bisogno di equità e sostenibilità”.

Quota 41diploma recupero anni scolastici

Cgil, Cisl e Uil chiedono di superare la legge Fornero a partire dal 2022, introducendo una flessibilità in uscita dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età (la cosiddetta Quota 41).

Su questo l‘Inps pensa di permettere a 62-63 anni di uscire con la parte puramente contributiva e poi di ottenere la parte retributiva al raggiungimento dell’età ordinaria a 67 anni. Una formula che non avrebbe impatto fiscale e garantirebbe una certa flessibilità, e che si potrebbe legare anche a forme di permanenza nel mercato del lavoro. Per quanto riguarda i lavoratori fragili, ossia con particolari patologie, potrebbe esserci un percorso di pensionamento agevolato e flessibile (magari con Quota bassa).

Opzione Donna

Potrebbe diventare strutturale l’Opzione donna, che permette ancora per tre anni alle lavoratrici di andare in pensione a 58 anni (59 se “autonome”) con 35 anni di contributi, ma con il calcolo interamente contributivo dell’assegno.

Assegno di garanzia per i giovani

I sindacati chiedono anche un assegno di garanzia per i giovani, misura già oggetto di studio dell’Inps in riferimento ai giovani con carriere discontinue. Si profilerebbe un “sostegno strutturale per gli assegni di pensione bassi”.

preparazione test medicina

Stampa
In questo articolo