da la Repubblica Ilaria Venturi – Privilegiare le quinte, in vista della Maturità, e le classi prime. È l’orientamento del ministero all’Istruzione, indicato nella nota a firma del capo dipartimento, Stefano Versari, per il rientro a scuola degli studenti delle superiori almeno al 70% nelle zone gialle e arancioni. Tra le indicazioni viene ricordata l’importanza di fare “scuola all’aperto” (suggerite attività come l’orienteering…): “Costituisce occasione di cura dei ‘mali’ sofferti per la pandemia e di socializzazione dell’apprendimento anche con il mondo circostante”. E si raccomanda agli insegnanti di considerare questo ritorno tra i banchi in misura più consistente come un nuovo primo giorno di scuola.
“Gli effetti della pandemia continuano a minacciare l’Io e il Sé di ciascuno di noi, studenti e insegnanti – scrive Versari – Ora, nell’esercizio della propria funzione educativa, alle scuole è affidato il compito di accogliere gli studenti che rientrano in classe con particolare attenzione pedagogica. Occorre affiancarli e sostenerli nel ritorno alla socialità scolastica, avendo particolare attenzione e comprensione in questo tempo che per molti costituisce un vero e proprio reinserimento scolare. Occorre ‘prendere con sé’ specialmente coloro che più a lungo ne sono stati privati o che comunque manifestino forme di disagio”.
Fin qui le indicazioni. Tutto bene, dunque? Non proprio. I presidi sono alle prese, calcolatrice alla mano, con il piano orari per arrivare al 70%. Le Regioni, dopo aver duramente protestato – il premier Draghi ha alzato l’asticella rispetto al minimo del 60% concordato con i governatori -, sono in affanno sul piano trasporti già messo a punto a dicembre scorso con i Prefetti su un rientro a metà dai ragazzi delle superiori. Uno strappo che aveva portato all’ira del presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. A ricucire ci prova il ministro all’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenuto questa mattina su Radio24: “Tutti concordano sulla necessità di riportare in presenza anche quel 50% di studenti delle superiori. Era stato definito il margine del 60-70%, con una direzione concordata verso il 100%. Poi il Cdm ha ritenuto di porre il 70%. Le possibilità di deroga sono già descritte nel decreto e riguardano zone particolari dove si presentano focolai. Il presidente Draghi e il presidente Fedriga troveranno il modo di ragionare anche su queste modalità di rapporto con le Regioni”.
E dunque si procede. Ma in ordine sparso. Con la Puglia che tira dritto sul modello di scuola on demand. Il presidente Michele Emiliano ha emanato un’ordinanza valida da lunedì 26 aprile alla fine dell’anno scolastico in cui si ribadisce che le famiglie potranno scegliere per i propri figli la didattica a distanza. La scelta potrà essere esercitata una sola volta e per l’intero periodo. Si legge nell’ordinanza emanata oggi: “Le istituzioni scolastiche della scuola primaria, della secondaria di primo grado, di secondo grado e Cpia devono garantire la didattica digitale integrata a tutti gli alunni le cui famiglie richiedano espressamente di adottarla, in luogo dell’attività in presenza”.
A Milano l’obiettivo è il 70%, ma resta la possibilità di derogare al ribasso nel caso in cui non si possa garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza, ovvero in mancanza di spazi nelle scuole. A spiegarlo è il prefetto Renato Saccone. Si parte quindi dal 60 per cento (tutte le classi a metà e le quinte al completo) e da lì si aggiungono classi piene fino al 70, “che, con un range di adattamento di uno o due punti percentuali per eccesso o per difetto – spiega il prefetto – rappresenta la quota massima di presenza”.
L’Emilia-Romagna ha dato l’indicazione di procedere in modo uniforme al 70% sino all’8 maggio: i dati epidemiologici, con le varianti del virus, non consentono di più, dice la direzione regionale della Sanità. Uguale orientamento in Piemonte: in via precauzionale, il 70%. La Toscana lascerà spazio di manovra all’autonomia scolastica: “Vogliamo che ogni preside decida a seconda della propria situazione, all’interno del contesto provinciale – spiega l’assessora regionale all’Istruzione, Alessandra Nardini – . La nostra indicazione è che ciascuno faccia il proprio meglio per garantire il massimo della presenza possibile, senza però forzare troppo”.
Privilegiare le quinte, in vista della Maturità, e le classi prime. È l’orientamento del ministero all’Istruzione, indicato nella nota a firma del capo dipartimento, Stefano Versari, per il rientro a scuola degli studenti delle superiori almeno al 70% nelle zone gialle e arancioni. Tra le indicazioni viene ricordata l’importanza di fare “scuola all’aperto” (suggerite attività come l’orienteering…): “Costituisce occasione di cura dei ‘mali’ sofferti per la pandemia e di socializzazione dell’apprendimento anche con il mondo circostante”. E si raccomanda agli insegnanti di considerare questo ritorno tra i banchi in misura più consistente come un nuovo primo giorno di scuola.
“Gli effetti della pandemia continuano a minacciare l’Io e il Sé di ciascuno di noi, studenti e insegnanti – scrive Versari – Ora, nell’esercizio della propria funzione educativa, alle scuole è affidato il compito di accogliere gli studenti che rientrano in classe con particolare attenzione pedagogica. Occorre affiancarli e sostenerli nel ritorno alla socialità scolastica, avendo particolare attenzione e comprensione in questo tempo che per molti costituisce un vero e proprio reinserimento scolare. Occorre ‘prendere con sé’ specialmente coloro che più a lungo ne sono stati privati o che comunque manifestino forme di disagio”.
Fin qui le indicazioni. Tutto bene, dunque? Non proprio. I presidi sono alle prese, calcolatrice alla mano, con il piano orari per arrivare al 70%. Le Regioni, dopo aver duramente protestato – il premier Draghi ha alzato l’asticella rispetto al minimo del 60% concordato con i governatori -, sono in affanno sul piano trasporti già messo a punto a dicembre scorso con i Prefetti su un rientro a metà dai ragazzi delle superiori. Uno strappo che aveva portato all’ira del presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. A ricucire ci prova il ministro all’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenuto questa mattina su Radio24: “Tutti concordano sulla necessità di riportare in presenza anche quel 50% di studenti delle superiori. Era stato definito il margine del 60-70%, con una direzione concordata verso il 100%. Poi il Cdm ha ritenuto di porre il 70%. Le possibilità di deroga sono già descritte nel decreto e riguardano zone particolari dove si presentano focolai. Il presidente Draghi e il presidente Fedriga troveranno il modo di ragionare anche su queste modalità di rapporto con le Regioni”.
E dunque si procede. Ma in ordine sparso. Con la Puglia che tira dritto sul modello di scuola on demand. Il presidente Michele Emiliano ha emanato un’ordinanza valida da lunedì 26 aprile alla fine dell’anno scolastico in cui si ribadisce che le famiglie potranno scegliere per i propri figli la didattica a distanza. La scelta potrà essere esercitata una sola volta e per l’intero periodo. Si legge nell’ordinanza emanata oggi: “Le istituzioni scolastiche della scuola primaria, della secondaria di primo grado, di secondo grado e Cpia devono garantire la didattica digitale integrata a tutti gli alunni le cui famiglie richiedano espressamente di adottarla, in luogo dell’attività in presenza”.
A Milano l’obiettivo è il 70%, ma resta la possibilità di derogare al ribasso nel caso in cui non si possa garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza, ovvero in mancanza di spazi nelle scuole. A spiegarlo è il prefetto Renato Saccone. Si parte quindi dal 60 per cento (tutte le classi a metà e le quinte al completo) e da lì si aggiungono classi piene fino al 70, “che, con un range di adattamento di uno o due punti percentuali per eccesso o per difetto – spiega il prefetto – rappresenta la quota massima di presenza”.
L’Emilia-Romagna ha dato l’indicazione di procedere in modo uniforme al 70% sino all’8 maggio: i dati epidemiologici, con le varianti del virus, non consentono di più, dice la direzione regionale della Sanità. Uguale orientamento in Piemonte: in via precauzionale, il 70%. La Toscana lascerà spazio di manovra all’autonomia scolastica: “Vogliamo che ogni preside decida a seconda della propria situazione, all’interno del contesto provinciale – spiega l’assessora regionale all’Istruzione, Alessandra Nardini – . La nostra indicazione è che ciascuno faccia il proprio meglio per garantire il massimo della presenza possibile, senza però forzare troppo”.
La direzione scolastica regionale del Lazio ha frenato sulle aperture anche al sabato: chi non le faceva prima non può prevederlo ora. Il direttore generale Rocco Pinneri scrive: “Prima possibile, dal 26 al 30 aprile, dovrà essere realizzato l’incremento del tempo scuola al 70%”. Ma pone dei paletti ben chiari: chi vorrà andare oltre dovrà chiedere il permesso all’ufficio scolastico. Inoltre gli orari di ingresso scaglionati rimangono fissati alle 8 e alle 10, “ma non dovrà aumentare il numero degli studenti che entreranno alle 8”. Infine, chi non ha aule per garantire il 70% dovrà almeno avvicinarsi alla percentuale più elevata.
In Sicilia da lunedì asili, scuole materne, primarie e medie in presenza al 100% fino alla fine dell’anno scolastico. Le superiori, specifica una circolare firmata dall’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla, fino al 30 aprile, a prescindere dalle zone, potranno adottare percentuali di presenza più basse rispetto al 70%, ma senza scendere al di sotto del 50. Dal 3 maggio le lezioni in presenza potranno raggiungere la percentuale prevista dal decreto del governo.
Lezioni in presenza al 70% per gli studenti in Abruzzo, rende noto l’assessore regionale all’Istruzione Pietro Quaresimale, al termine del tavolo sulla scuola. Per le classi quinte è stato stabilito il rientro al 100%. Mentre in Campania, Vincenzo De Luca, ha inviato i dirigenti scolastici a limitar al 50% la presenza in caso di necessità
In Liguria, aveva spiega il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Ettore Acerra, resteranno le due fasce di ingresso, una dalle 7,45 alle 8 e l’altra dalle 9,30 alle 9,45: “Non escludo che, con prudenza, si possa arrivare anche al rientro al 100% prima della fine dell’anno scolastico”.