da scuolainforma – Concorsi pubblici, il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha voluto fornire dei chiarimenti in merito a quanto contenuto nell’articolo 10 del decreto N. 44 del 1° aprile. Il portale Huffington Post ha pubblicato le spiegazioni del ministro.
Brunetta sulle novità concorsi PA: ‘Prova orale in videoconferenza’
‘L’articolo 10 interviene su più tipologie di concorso – ha dichiarato Brunetta – stabilendo per tutti la completa digitalizzazione della prova scritta ed eventualmente anche la prova orale in videoconferenza‘. Brunetta ha sottolineato come rappresenti la ‘vera rivoluzione’, purtroppo presa poco in considerazione. Sono state introdotte ‘modalità semplificate, in piena sicurezza grazie al nuovo protocollo validato dal Comitato tecnico-scientifico, per permettere lo sblocco delle selezioni che si erano arenate anche a causa della pandemia:
- per i concorsi già banditi per i quali non sia stata svolta alcuna prova, le amministrazioni possono, non devono, prevedere una fase di valutazione dei titoli di studio legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle prove successive e possono prevedere una sola prova scritta e una eventuale prova orale;
- per i concorsi che saranno banditi durante lo stato di emergenza, è obbligatoria la fase di valutazione dei titoli di studio legalmente riconosciuti ai fini dell’ammissione alle fasi successive, così come la prova scritta. La prova orale, invece, resta eventuale.
‘La novità – ha spiegato Brunetta all’Huffington Post – è rendere obbligatoria la fase iniziale della valutazione dei titoli di studio legalmente riconosciuti per l’ammissione alle prove successive, al posto dei test preselettivi a crocette. Una decisione coerente con le pratiche internazionali, ad esempio quella europea di Epso.
Non saranno invece valutati all’inizio titoli di servizio o esperienza professionale, come erroneamente leggiamo nei volantini diffusi in rete con l’hashtag #ugualiallapartenza. In quei volantini si sostiene che l’articolo 10 del decreto legge 44/2021 “prevede una preselezione per titoli di studio e di servizio, che renderà impossibile l’accesso alle prove scritte a tutti coloro che non vantano anni di servizio presso la Pa e/o costose certificazioni (master, scuole di specializzazione…)”.
Preselezione per titoli di servizio?
‘Non è assolutamente vero – ha chiarito il ministro della PA – Servizio ed esperienza, insieme ai titoli di studio, potranno soltanto concorrere alla formazione del punteggio finale. Una facoltà, quest’ultima, nelle disponibilità delle singole amministrazioni da rendere eventualmente esplicita nei bandi di reclutamento, coerentemente con il livello di specializzazione del profilo da reclutare. E chi parla di ″discrezionalità della PA nello scegliere i titoli″ non sa quel che dice: già c’è a legislazione vigente il concorso per titoli ed esami, e saranno come sempre i bandi a stabilire i punteggi! Prova ne è ad esempio il concorso INPS del 2017, dove faceva premio la laurea magistrale e la conoscenza della lingua inglese.
‘La norma – ha dichiarato Brunetta all’Huffington Post – non prevede alcuna automatica esclusione dai concorsi dei semplici diplomati o dei semplici laureati triennali, a seconda dei requisiti richiesti per la partecipazione. La fase di valutazione prevista implica invece che le singole amministrazioni potranno individuare un numero massimo, più o meno ampio, di candidati, da ammettere alle prove successive, anche senza fissare un punteggio minimo che deve essere posseduto dai candidati. In base alla composizione della platea di partecipanti, potrebbero dunque accedere alle fasi successive anche tutti coloro che sono semplicemente in possesso dei requisiti di partecipazione. Ai tanti giovani chiariamo che l’obbligatorietà della selezione iniziale per titoli legalmente riconosciuti consente, in sintesi, clausole di flessibilità che le amministrazioni potranno differentemente modulare in sede di redazione dei bandi, coerentemente con il livello di specializzazione, il ruolo e le mansioni del profilo da reclutare.’