Riunione CTS oggi: possibile lockdown nazionale?
E’ prevista per oggi, martedì 9 Marzo, una riunione del Comitato Tecnico Scientifico per valutare l’innalzamento delle misure di contenimento dell’epidemia. Riunione che, secondo quanto si apprende, sarebbe stata sollecitata dal Governo alla luce proprio del verbale degli esperti di venerdì nel quale gli scienziati hanno espresso “grande preoccupazione” per la diffusione delle varianti e ribadito la necessità di innalzare le misure a livello nazionale e locale.
Queste le ipotesi allo studio, che elenchiamo:
1) una super zona rossa in tutta Italia per tre o quattro settimane, con gli stessi divieti di quando un anno fa è stato deciso per il lockdown nazionale, ma con il coprifuoco anticipato alle 19 o alle 20 nei fine settimana e le solite pochissime eccezioni alla mobilità.
2) zona arancione rafforzata in tutta Italia, che vuol dire scuole chiuse ma negozi aperti e solo l’attività di asporto o consegna a domicilio per bar e ristoranti e vietati gli spostamenti al di fuori del proprio comune di residenza.
3) soluzioni maggiormente restrittive per il weekend con il coprifuoco anticipato alle 19 o alle 20, magari lasciando fuori dalle restrizioni le Regioni con contagi da zona bianca, per intenderci quelle con con un tasso inferiore ai 50 contagiati ogni 100mila abitanti.
Misure forti dunque e sempre più inevitabili, dato che il nostro Paese ha superato i 100mila morti dall’inizio della pandemia e nonostante le chiusure e le restrizioni la situazione non tende a migliorare, ma anzi le varianti del virus continuano a spingere verso l’alto la curva dei contagi.
Attualmente, oltre alla Sardegna, unica regione bianca, solamente la Sicilia e forse la Liguria e la Valle d’Aosta sembrano avere un trend in discesa o comunque contenibile.
Intanto al Corriere della Sera, il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi si dice preoccupato: “La variante inglese è aggressiva e colpisce soprattutto i bimbi. Dobbiamo fare squadra e così tutto potrà finire nel più breve tempo possibile. In caso contrario tutto si allungherebbe”.
Poi parla della decisione di chiudere le scuole: “Quando abbiamo dovuto prendere le decisioni inserita nel Dpcm per le scuole non è stato facile, è stata una scelta difficile ma responsabile. Stiamo lavorando per capire come potere, appena la pandemia ci avrà permesso di voltare l’ultima curva, riportare in presenza non solo i più fragili ma quei nuclei che siano gruppo di integrazione. Non è possibile che 1 bambino su 3 rimanga a casa, tutti devono essere in grado di raggiungere un risultato scolastico vero. Poi vanno rafforzate le autonomie: ogni scuola è dentro al proprio territorio ci si deve organizzare in base a questo. Fuori dall’autonomia dobbiamo trovare una scuola migliore, era una scuola troppo ingessata, ora ha bisogno anche di nuovi edifici. Dobbiamo ragionare sulla scuola dell’apprendimento per ognuno e per tutti”.
A chi gli chiede una previsione sul ritorno in presenza, il neo ministro risponde: “Ritorno a scuola entro Pasqua? Non c’è un orizzonte temporale, la responsabilità non è solo del governo, ma è di tutto il Paese”.
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