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Vaccinazione e scuola, la criticità del Decreto Brunetta

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preparazione testi medicinada scuolainforma.it – Vaccinazione e scuola. I docenti sono considerati una categoria a rischio. Devono sottostare al Decreto Brunetta. Le soluzioni sono penalizzanti.

Vaccinazione e scuola, gli insegnanti sono considerati una categoria a rischio. La criticità del Decreto Brunetta inadeguato e fuori tempo. Le soluzioni penalizzano i docenti. L’interrogazione dell’On. Vittoria Casa (M5s).

Vaccinazioni e scuola, la giusta attenzione

Vaccinazione e scuola. Gli insegnanti sono stati inseriti tra le categorie da proteggere. E’ da apprezzare quest’attenzione verso il personale scolastico, tenendo presente dell’ormai supremazia della variante inglese del Covid-19 di origine cinese.
Questa mutazione del virus colpisce maggiormente i ragazzi e i bambini, pur non essendo (fortunatamente) più letale. Questa però può favorire il contagio e diventare pericolosa per chi, come i docenti, ha rapporti stretti con gli allievi e studenti.

Gli insegnanti categoria a rischioclil e certifiacazione linguistica

E’ importante sottolineare che il 33% dei docenti rientra tra le categorie a rischio per via dell’età (over 55). Occorre considerare, inoltre, l’inefficacia dello scudo Azzolina, che si declina nel distanziamento del metro e nell’adozione delle  mascherine chirurgiche. Queste soluzioni risultavano sufficientemente efficaci per tenere fuori dal proprio organismo il virus cinese. Ora però lo scenario è cambiato, tanto da rivedere la distanza di sicurezza. A dirlo è M. Galli (infettivologo): “Un 37 o 40% in più di capacità di trasmissione vuol dire che il virus va anche più lontano del solito metro e mezzo” (Agorà). Un’ulteriore conferma proviene da G. Buonanno, professore di Fisica tecnica ambientale (Università di Cassino): in presenza di varianti “la distanza di sicurezza (oltre la quale siamo al sicuro) riguarda solamente i droplets, le goccioline grandi e non cambia al variare dell’agente infettivo. Un metro e mezzo di distanza è sufficiente” (Corriere della Sera, 2 marzo).

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