Le motivazioni della sentenza
Due i rilievi fondamentali alla base della sentenza: da un lato il fatto che le Regioni possono «introdurre misure derogatorie più restrittive rispetto a quelle disposte dal Governo nazionale, ma tali misure devono essere provvisorie e ragionevolmente coerenti con la classificazione del livello di gravità dell’emergenza in ambito regionale», mentre la Puglia al momento è classificata in zona gialla. E poi il fatto che «se fosse vero che l’esigenza fondamentale è quella dichiarata di consentire la attuazione del piano vaccinale degli operatori scolastici il provvedimento regionale impugnato dovrebbe avere una durata molto più lunga». Ma in questo modo si rischierebbe di compromettere definitivamente l’anno scolastico – già messo a dura prova nei mesi scorsi dal fatto che le famiglie, su indicazione di Emiliano, potevano scegliere se mandare i propri figli a scuola o tenerli a casa in Dad – e «di vanificare l’apporto didattico e formativo in violazione dei livelli essenziali di prestazioni fissati dallo Stato mediante provvedimenti governativi». La questione sarà discussa nel merito il prossimo 17 marzo nel corso dell’udienza collegiale. Che ci fosse il rischio di una chiusura delle scuole ad oltranza, ben oltre il limite del 5 marzo fissato dall’ordinanza, lo dimostrano le parole pronunciate proprio questa mattina dall’assessore alla Sanità, Pierluigi Lopalco. «La didattica a distanza – aveva detto – dovrebbe continuare fino all’inizio della primavera» perché «è vero che siamo in zona gialla, ma abbiamo segnali molto preoccupanti di diffusione della variante inglese. Questa variante si diffonde molto velocemente proprio tra giovani e bambini. Prevenire è meglio che curare».