da OrizzonteScuola. Di
Dei pronto intervento sanitari in città da far gestire alla protezione civile e, se necessario, con l’ausilio dell’esercito. Si tratta del piano che Miozzo, del Cts, sta sottoponendo al ministro dell’Istruzione Bianchi. La parola d’ordine è: facciamo il possibile per far proseguire la scuola in presenza.
Le varianti covid-19 incombono ma le scuole bisogna provare a tenerle aperte. Ovviamente in sicurezza. Ecco perché già si pensa al piano per fronteggiare la nuova minaccia, ammesso che sia conclusa quella precedente.
Il Comitato Tecnico Scientifico sta mostrando preoccupazione: le scuole aperte, con la variante inglese, ad esempio, che viene trasmessa facilmente proprio dalla fascia più giovane di età, non lasciano tranquilli gli esperti. Agostino Miozzo, ha anche ammesso nei giorni scorsi che bisogna fare di tutto per non chiudere le scuole. E proprio il coordinatore del Cts ha già illustrato le su idee a Patrizio Bianchi.
Il coordinatore del Cts, scrive La Repubblica, ha riproposto il progetto già scartato nel precedente Governo: poiché è difficile trovare rapidamente un numero di medici sufficienti per garantire alla scuola una corsia preferenziale nel controllo e nell’intervento anti-Covid – Bianchi vorrebbe approfondire la possibilità del medico scolastico -, è più efficace allestire unità mobili in tutte le città, veri e propri “pronto intervento sanitari” capaci di arrivare nella stessa mattinata nell’edificio scolastico dove si segnala un cluster di coronavirus e, a quel punto, “identificarlo, circoscriverlo e avviare in tempi immediati i tamponi necessari per dare certezze a studenti e docenti e non chiudere l’intera struttura scolastica“.
Il medico scolastico, chiesto a gran voce già prima del ritorno a scuola a settembre, sarebbe un’idea poco percorribile dunque. Secondo la proposta di Agostino Miozzo, sarebbe la Protezione Civile a gestire questi “pronto intervento”. Anche un supporto dell’esercito, che ha forte specializzazione medica, sarebbe importante.