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Chi è Patrizio Bianchi, il nuovo Ministro dell’Istruzione

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Chi è Patrizio Bianchi, il nuovo Ministro dell’Istruzione.

Lo avevamo preannunciato negli scorsi giorni, adesso è ufficiale: oggi il Premier Mario Draghi ha definito la sua squadra di Governo (composta da 23 Ministri) e al Ministero dell’Istruzione è stato affidato l’incarico a Patrizio Bianchi. Sarà invece Cristina Messa il nuovo Ministro dell’Università e della Ricerca. Azzolina e Manfredi dunque non confermati.

Queste le sue prime parole da Ministro: “Sono molto contento ed emozionato per questo incarico. Sono sicuro che avrò l’aiuto di tutti. Dobbiamo fare una scuola nuova, ce la faremo tutti insieme”.

Ma chi è Patrizio Bianchi? quali sono le sue idee sulla scuola?
Andiamo a conoscere meglio questa figura.
Innanzitutto diciamo che questo è un nome che segna una rottura rispetto al passato, in quanto Bianchi è un accademico, uno dei professori di economia applicata più stimati in Italia.
Nato a Copparo (prov. di Ferrara), sposato e padre di due figli, si è laureato nel maggio 1976 in Scienze Politiche con lode all’Università di Bologna e ha perfezionato i suoi studi alla London School of Economics. Nel 1980 è diventato ricercatore presso la Facoltà di Economia dell’Università di Trento, per poi trasferirsi a Bologna due anni dopo. Nel 1997 poi si trasferisce all’Università di Ferrara, dove nel 2004 viene nominato Rettore.

Nonostante il suo percorso prevalentemente universitario, Bianchi non è nuovo al mondo politico; per dieci anni infatti è stato assessore all’Istruzione in Emilia Romagna e lo scorso anno ha coordinato la task force ministeriale formata per la gestione della ripartenza scolastica nell’ambito della pandemia di Covid-19. In seguito, entra in rottura con la Azzolina poiché ritiene che il suo piano sia stato ignorato.

Nei suoi studi Bianchi si è sempre interessato di scuola e del contributo che questa dà alla crescita economica di una società. Una scuola orientata al lavoro, ed è per questo che il suo potrebbe essere il nome migliore per guidare il comparto in questa importante fase di transizione e rinascita.
Molto forte in lui è l’idea di una scuola inclusiva e nel suo libro “Nello specchio della scuola” scrive: “È tempo di investire in educazione, non solo per superare l’emergenza Covid, ma per guardare oltre, per ritrovare quel cammino di sviluppo che sembra essersi perduto nei lunghi anni in cui hanno prevalso individualismo e populismo e che deve fondarsi sui valori definiti nella nostra Costituzione. Il nuovo secolo della connessione continua ha bisogno di cittadini portatori, oltre che di contenuti, di creatività, lavoro di squadra, capacità di astrazione e di sperimentazione, senso di orientamento per poter navigare in mari aperti. La scuola deve rispondere a queste esigenze e muoversi, insieme al Paese, nel senso di marcia di uno sviluppo inclusivo e sostenibile”.

Una scuola, quindi, che sia l’ambiente adeguato per formare umanamente gli studenti, ma anche lavorativamente: una scuola che non sia fine a se stessa, ma che tenga conto delle nuove esigenze dettate dal mercato del lavoro, specialmente in questa fase in cui ci sarà una nuova spinta verso l’innovazione grazie alle risorse in arrivo con il Recovery Fund.

 

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Fonte: https://www.tgcom24.mediaset.it/

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