Bullismo e cyberbullismo: il 61% dei ragazzi ne è stato vittima nel 2020. Come la scuola può intervenire?
Se il bullismo è un fenomeno che vi è sempre stato nel mondo, negli ultimi anni il proliferare di internet e dei social ha portato al dilagare del cyberbullismo, la forma di maltrattamento che si attua nei confronti di minorenni per mezzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Considerato una estensione del bullismo vero e proprio, il cyberbullismo si contraddistingue spesso per la fluidità con il quale si propaga, per l’invasività e spesso per l’anonimato.
Fluidità nel senso che mentre nel bullismo tradizionale un giovane, solitamente timido e debole, viene preso di mira da un gruppo più o meno ristretto di coetanei o ragazzi più grandi, nel cyberbullismo lo stesso soggetto può essere insultato da un numero di persone pressoché infinito (dato che sul web vi sono ormai in pratica tutti).
Invasività nel senso che tramite il web si può accedere a contenuti personali e riservati, che escono fuori senza che spesso la vittima se ne accorga. E’ il caso di foto ritoccate a sua insaputa e poi pubblicate, divulgazione di conversazioni private, video di prese in giro che vengono condivisi ecc.
Un’altra caratteristica spesso presente nel cyberbullismo è l’anonimato: nel bullismo solitamente il bullo viene individuato e possono essere presi dei provvedimenti. Nel mondo del web questo spesso non succede, perché a bullizzare possono essere nickname fittizi, persone difficilmente individuabili. Per tutte queste ragioni il cyberbullismo viene considerato oggi da molti ancora più pericoloso rispetto al bullismo tradizionale, perché in qualche modo può permettere ai maltrattatori di “farla franca” e continuare col loro comportamento indisturbati.
All’interno del cyberbullismo, c’è un altro settore molto pericoloso, che colpisce soprattutto le ragazze: il Revenge porn, ovvero la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite internet. Spesso le ragazzine sono vittime di fake revenge porn, ovvero fotomontaggi creati unendo il volto delle ragazze ai corpi di pornostar. Un fenomeno considerato grave alla pari di una violenza fisica o di una molestia.
L’espressione “bullismo” ha fatto ingresso nel linguaggio delle leggi nel 2012. L’articolo 50 del decreto-legge n. 5 del 2012 previde, entro norme per l’autonomia scolastica, che un decreto del ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca emanasse linee guide per la definizione, fra l’altro, di un organico di rete territoriale tra istituzioni scolastiche, finalizzato anche al contrasto dei fenomeni di bullismo.
Secondo i dati dell’Osservatorio Indifesa 2020 di Terre des hommes e Scuolazoo nello scorso anno il 61% dei giovani ha affermato di essere stato vittima di bullismo o di cyberbullismo, mentre il 68% di esserne stato testimone. Sei adolescenti su dieci dichiarano di non sentirsi al sicuro online, ma comunque, anche a causa della clausura forzata a causa del Covid si sono comunque trovati a passare spesso le loro giornate davanti al pc per sentirsi meno soli.
Difficile non pensare dunque che tra una Dad e l’altra, i giochi o l’uso “sano” del web, i giovani non siano stati esposti ai rischi di internet più degli altri anni.
Tra i timori dei ragazzi vi è sono principalmente la perdita della propria privacy (49,32%), il Revenge porn (41,63%), il rischio di adescamento da parte di malintenzionati (39,20%), lo stalking (36,56%) e le molestie online (33,78%).
Cosa può fare la scuola per contrastare il bullismo e il cyberbullismo ed educare i giovani?
L’articolo 4 prevede l’adozione da parte del MIUR di linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo nelle scuole (anche avvalendosi della collaborazione della Polizia postale), da aggiornare con cadenza biennale.
Tra gli obiettivi di queste linee vi sono:
– la formazione del personale scolastico e l’individuazione di un docente con funzioni di referente per le iniziative contro il bullismo e il cyberbullismo;
– la promozione di un ruolo attivo degli studenti (nonché di ex studenti che già abbiano operato entro l’istituto scolastico in attività di peer education) nella prevenzione e nel contrasto dei fenomeni nelle scuole;
– la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei minori coinvolti, un sistema di governance efficace, diretto dal MIUR (comma 2).
Il comma 5 dell’articolo 4 invita le scuole di ogni ordine e grado alla promozione dell’educazione all’uso consapevole della rete e ai diritti e doveri derivanti dal suo utilizzo.
In caso di episodi di bullismo e cyberbullismo il compito di informare tempestivamente i genitori dei minori coinvolti spetta al dirigente scolastico.
Sentite le famiglie e valutata la gravità degli episodi, il dirigente convoca i minori coinvolti, il referente scolastico e i rappresentanti di classe per l’adozione delle misure necessarie e intraprendere le relative sanzioni disciplinari.
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Fonte: Tgcom