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Dal Recovery Plan 10 miliardi per la scuola. Come saranno spesi? Governo soddisfatto, Pittoni annuncia le proposte della Lega

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Soddisfazione al Governo per come sono stati suddivisi i fondi del Recovery Plan: nella proposta che il Parlamento si appresta a presentare a Bruxelles c’è anche la scuola, alla quale andranno poco più di 10 miliardi, pari al 5% dello stanziamento Ue. Considerando anche Università e Ricerca si arriva a 19 miliardi. Una cifra che potrà essere investita in un settore, quello della scuola, che ha visto per troppi anni subire tagli che ne hanno danneggiato l’edilizia, la didattica, la formazione degli alunni e degli insegnanti.

Lucia Azzolina ha espresso il suo compiacimento dichiarando che “oggi, tutti insieme, abbiamo un’occasione storica per rilanciare l’istruzione. Con la legge di Bilancio abbiamo previsto oltre 3,7 miliardi per il mondo dell’istruzione, risorse che dimostrano come la scuola sia finalmente tornata ad essere centrale nelle azioni e negli investimenti”.

Anche la vice ministra Anna Ascani interviene in diretta su Facebook per parlare dell’attualità scolastica: “La scuola ha dato grande prova di serietà. Con il Recovery Fund la miglioreremo”.

Ma cos’è questo Recovery Plan?
Cerchiamo di fare chiarezza riprendendo le informazioni dal sito https://www.pmi.it/.

Per far ripartire l’Europa dopo la pandemia da Coronavirus, lo scorso luglio l’UE ha approvato il Next generation EU, noto in Italia come Recovery Fund o “Fondo per la ripresa”.
Si tratta di un fondo speciale volto a finanziare la ripresa economica dell’Europa nel triennio 2021-2023 con titoli di Stato europei (Recovery bond) che serviranno a sostenere progetti di riforma strutturali previsti dai Piani nazionali di riforme di ogni Paese: i Recovery Plan. Lo stanziamento complessivo è di 750 miliardi di euro, da dividere tra i diversi Stati. L’Italia è insieme alla Spagna tra i maggiori beneficiari di questa misura e riceverà qualcosa come 209 miliardi complessivi. Tutti gli Stati Membri dovranno presentare alla Commissione europea i propri Recovery Plan, per ottenere gli aiuti del Recovery Fund, entro aprile 2021.

In Italia il Recovery Plan è stato denominato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e si focalizza in particolare sulla Riforma fiscale (a partire dal Family Act e dalla Riforma IRPEF), sulla digitalizzazione e sulla transizione verde.
Di questi 209 miliardi di euro finanziati dall’Unione Europea, 127 sono sotto forma di prestiti e altri 82 miliardi come sovvenzioni.

La bozza del Recovery plan italiano individua sei missioni, legate ad altrettante aree tematiche strutturali di intervento, e dei sottoinsiemi di progetti omogenei e funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo e tra queste vi è anche il potenziamento della scuola.

Vediamole nel dettaglio:
– Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo e la Pubblica Amministrazione, l’istruzione, la Sanità e il Fisco;
Salute;
Rivoluzione verde e transizione ecologica;
Infrastrutture, per la mobilità e le telecomunicazoni, con la realizzazione di una Rete nazionale in fibra ottica, lo sviluppo delle reti 5G e l’Alta Velocità;
Istruzione, formazione, ricerca e cultura;
Equità sociale, di genere e territoriale, con focus sulle politiche attive del lavoro e sul piano per il Sud.

Cosa farà il Governo con questi 10 miliardi da investire per la scuola?
Il Premier Conte ha commentato: “dobbiamo approfittare di queste vacanze per lavorare in questi giorni per cercare di fare tutte le interlocuzioni e arrivare in Cdm prima della fine dell’anno, tra il 26 e il 31 dicembre”.

Ma Mario Pittoni della Lega avverte: “Nessuno pensi di escludere il Parlamento ed il primo partito d’Italia dalla programmazione del futuro dei nostri figli. Anche se 10 miliardi su 200 sono certamente pochi, vogliamo almeno che questi soldi siano spesi con cognizione di causa e per il bene degli studenti, visto che saranno loro a ripagare questo prestito con gli interessi. Chiediamo che da oggi in poi il governo ascolti le nostre proposte. Azzolina venga in Parlamento ed in commissione Cultura, dove le mostreremo la necessità di dimezzare il numero di alunni per classe, possibile solo attraverso l’eliminazione della piaga del precariato scolastico, migliorando in tal modo la qualità della didattica, dove le spiegheremo che un impianto di aerazione è più efficace di una finestra aperta 5 minuti, dove – conclude – le illustreremo le nostre proposte sul tempo pieno e su una figura di istituzione educativa dello Stato da sempre al servizio delle famiglie: il Convitto Nazionale, alias il Collegio”.

“La preoccupazione è più che legittima – afferma anche Rossano Sasso, deputato della Lega – se si pensa a come il ministro abbia gestito fino ad oggi le risorse a disposizione. Ha sbagliato su tutti i fronti e se fino ad oggi purtroppo le scuole non sono sicure, come è stato ampiamente dimostrato, al punto da rendere inevitabile la Dad anche dal 7 Gennaio, è soprattutto a causa della sua incapacità”.

 

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Fonte: Orizzonte scuola

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