Uno studio realizzato da un gruppo di lavoro di studiosi a Reggio Emilia, pubblicato nei giorni scorsi, su Eurosurveillance, rivista europea di settore, identifica gli studenti delle scuole secondarie italiane come fortemente coinvolti nell’infezione.
Gli studiosi hanno analizzato cosa è accaduto a Reggio Emilia dopo la riapertura delle scuole a settembre. Sono state condotte indagini epidemiologiche in 41 classi in 36 diversi contesti educativi della provincia dopo che erano stati notificati casi di infezione con sindrome respiratoria acuta grave.
La prima ondata pandemica ha colpito Reggio Emilia a marzo con un tasso di mortalità superiore al 15%. Dopo cinque mesi la provincia è stata investita dalla seconda ondata. Circa 31mila studenti frequentano gli istituti della zona.
Durante le indagini epidemiologiche sono stati individuati diversi casi e gli studiosi sono arrivati ad una conclusione: la trasmissione all’interno delle scuole si è verificata in modo significativo nella fascia tra 10 e 18 anni, mentre non sono stati rilevati casi importanti nella scuola dell’infanzia.
“La politica di non isolare immediatamente tutti i compagni di classe e i ritardi nei test potrebbero spiegare la differenza tra i risultati osservati in Germania e quelli in Italia”, scrivono gli studiosi.
L’isolamento, il tracciamento e i test rapidi possono ridurre la trasmissione del virus.
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