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“Le prove suppletive si faranno”: conferma definitiva del Consiglio di Stato

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Le prove suppletive del concorso straordinario si faranno: a confermarlo definitivamente è il Consiglio di Stato, che alla sesta sezione presieduta da Giancarlo Montedoro ha messo la parola fine ad una vicenda che dura ormai da mesi.

Era infatti fine Ottobre quando dopo tanti rinvii partivano finalmente le prove per il concorso straordinario scuola, ma come a farlo apposta il covid si mette in mezzo e fa risalire i contagi. Ecco che molti docenti sono costretti a restare a casa in quarantena, anche se asintomatici, e a non poter partecipare. Così sono iniziate le polemiche e i docenti a gran voce chiedevano delle prove suppletive, ma in risposta Lucia Azzolina aveva dichiarato che ciò non era possibile.

Così una docente di Educazione fisica residente a Roma, impossibilitata per il covid a sostenere la prova, propone il ricorso e con lei e gli altri docenti anch’essi bloccati a casa, arrivano in difesa i sindacati e diversi avvocati che prendono in mano la situazione. A dargli ragione arrivava la prima ordinanza del Tar del Lazio che lo scorso 20 Novembre riconosce alla docente il diritto a sostenere la prova scritta. Il Governo dal canto suo continuava però la sua linea: “no alle suppletive”. Ma adesso si deve arrendere perché è arrivata anche la sentenza del Consiglio di Stato: “Tutti devono avere libero accesso a un concorso pubblico”.
Bocciata dunque la Ministra dell’Istruzione e adesso tutto il calendario del concorso, una volta che verrà ripresa la procedura, dovrà essere rivisto. Ricordiamo che il concorso straordinario è stato sospeso lo scorso 4 Novembre e che il Dpcm del 3 dicembre ha sospeso tutte le prove concorsuali fino al al 15 gennaio 2021.

Sulla questione si esprime il segretario della Uil Pino Turi: «Queste vicende di natura giurisdizionale fanno male all’intero sistema scolastico che dovrebbe guardare al merito delle questioni invece di perseguire risultati burocratici. La politica è distratta, invece di agire sul piano del riconoscimenti dei diritti legittimi, si rifugia nei contenziosi di natura amministrativa giurisdizionale, non comportandosi come una politica aperta ai cittadini. Una politica attenta ai diritti dei cittadini invece, già in prima istanza, avrebbe provveduto a sanare una lesione dei diritti e delle aspettative di docenti che da anni lavorano per tenere aperte le scuole e garantire la continuità educativa. Gli insegnanti sono dipendenti del ministero – aggiunge Turi – invece il Ministero agisce come se fossero intrusi, venendo meno allo spirito di servizio che una pubblica amministrazione dovrebbe avere nei confronti dei cittadini e ancor più dei suoi dipendenti».

 

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Fonte: https://www.ilmattino.it/

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