La modifica del vincolo quinquennale entra in Parlamento. Ad annunciarlo è stato ieri direttamente sulla sua pagina facebook l’ex ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti: “Ho appena saputo che il mio emendamento che abolisce il vincolo quinquennale e lo riduce ad un anno per le immissioni in ruolo degli insegnanti ha superato il vaglio di ammissibilità e quindi sarà discusso e votato in Commissione Bilancio“.
Una battaglia, quella della modifica vincolo quinquennale, che aveva sostenuto anche Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief, che reputa il blocco dei cinque anni un’ingiustizia, poiché secondo il sindacato in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo lo Stato deve fare di tutto per evitare che i cittadini si mettano in viaggio e nel caso vi siano disponibilità di posti di lavoro, è nell’interesse del Paese fare in modo che dei dipendenti pubblici possano essere professionalmente collocati vicini agli affetti e alla famiglia.
Sempre secondo Pacifico invece nella scuola si sta procedendo con regole che violano questo principio che sta anche alla base delle regole a tutela della sicurezza di tutti e per tali motivi l’Anief ha chiesto di eliminare con la Legge di Bilancio in via di approvazione il blocco quinquennale ai trasferimenti, introdotto prima della pandemia, con la legge 20 dicembre 2019 e in precedenza con la legge 106/2011, ma poi abrogato con la L. 128 del 2013.
Sulla stessa linea di pensiero Fioramonti, che scrive nel suo post: “Mai come quest’anno si è evidenziata la necessità di una maggiore prossimità tra luogo di lavoro/formazione e vita personale. Abbiamo visto quanto sia stato difficile spostarsi sul territorio nazionale, per ragioni oggettive, che hanno ulteriormente aggravato il problema delle cattedre scoperte. Inoltre, abbiamo toccato con mano le tante contraddizioni di un sistema di mobilità che costringe tanti insegnanti a spostarsi lontano dalla propria provincia o regione quando invece sarebbero disponibili tante cattedre sotto casa, che magari vanno a supplenza. A ciò bisogna aggiungere che il lavoro fuori sede aumenta significativamente i costi della vita, cui è difficile far fronte con lo stipendio esiguo dei docenti.
Come sostenni da Ministro, il problema del reperimento degli insegnanti, soprattutto nelle regioni settentrionali, non si risolve con un vincolo ma migliorando il trattamento economico degli stessi. Siccome il costo della vita non è lo stesso su tutto il Paese, si potrebbe cominciare consentendo ad alcune regioni di fornire ulteriori incentivi economici, come buoni per vitto e alloggio, in attesa di un dibattito più maturo sulla questione salariale.
Invito il Governo e i miei colleghi di maggioranza a rivedere la propria posizione in merito e a muoversi nella direzione auspicata dal mio emendamento”.
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Fonte: Orizzontescuola