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Sileri confessa: “Le scuole non si potevano toccare”. Bechis: “Casi in aumento a causa delle scuole”

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“Le scuole non si potevano toccare”. Così Pierpaolo Sileri confessa in un retroscena al giornalista Augusto Minzolini. L’aumento dei contagi nelle scuole è uno degli argomenti che più divide non solo il Governo, ma anche scienziati, medici e pediatri.

Tra chi è favorevole alla chiusura e chi non lo è, emergono su tutti le continue dichiarazioni di Conte e della Azzolina che affermano che “le scuole non sono dei focolai” e che “sono i luoghi più sicuri, semmai contagi avvengono nei centri commerciali”.
Per molti la loro chiusura sarebbe un danno enorme per il futuro del Paese e non servirebbe ad arrestare la curva epidemiologica, la cui risalita appunto non va attribuita alle scuole.

Eppure c’è chi non è d’accordo e afferma che i positivi negli istituti abbiano contribuito eccome.
In un retroscena su Il Giornale, Augusto Minzolini scrive che siamo passati dai 9mila contagi in età scolastica del 25 agosto ai 120mila di oggi, un incremento che supera il mille per cento.

Cifre anticipate alla vigilia da Franco Bechis su Il Tempo. Per Bechis il motore dei contagi è stata la popolazione scolastica. Ne è convinto anche per via dei numeri, gli stessi citati da Minzolini, che indicano un vertiginoso aumento di positivi nella fascia scolastica fino a 19 anni. Ecco perché secondo il giornalista “è inutile strologare sulle discoteche o gli assembramenti della movida. Numeri e tempistica di questa crescita dicono che è stata la scuola l’origine della seconda ondata“, ha affermato.

E adesso piovono come un macigno le parole di un viceministro, Sileri, che sembrano una sorta di ammissione di colpa. Certo non sua, ma del governo: “Il fatto che l’innalzamento della curva sia databile al 2 ottobre, cioè a 14 giorni dall’inizio delle scuole, lo conferma. Ma le scuole non si potevano toccare”.

In pratica stando alla luce di queste dichiarazioni quelle delle scuole chiuse si/scuole chiuse no sembra essere una decisione più che altro di natura politica. O magari la preoccupazione del Governo nel fronteggiare le stesse problematiche di Marzo, Aprile e Maggio, quando molti genitori si sono trovati a dover ricorrere a buoni baby sitter per poter continuare ad andare a lavoro.

Lo stesso Sileri confessa, a chi glielo domanda, che il dato dei contagi è preoccupante, ma è escluso ad oggi un lockdown nazionale: “Ora non penso sia possibile, salvo che i dati di domani e dopo domani non mostrino in tutte le regioni, in maniera omogenea, una rincorsa al virus non fattibile e dei posti letto, non più presenti per cui altre regioni debbano diventare di colore rosso. Con 21 sistemi regionali rossi è chiaro che è un lockdown nazionale, ma è francamente molto improbabile”.

 

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Fonte: https://www.liberoquotidiano.it/

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