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Lockdown “leggero” in tutta Italia: ecco il piano del governo. Sulle scuole i medici sono divisi.

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Un lockdown “leggero” in tutta Italia: è questo il piano che il Governo sta valutando in questi giorni per arginare l’emergenza covid e che potrebbe essere già presentata questo weekend.
A differenza del precedente Dpcm stavolta le regioni potrebbero “tingersi” tutte dello stesso colore e adottare misure comuni.

Una mossa che consentirebbe ad alcune attività commerciali e imprese di andare avanti in tutto il territorio nazionale, altre invece di chiudere. Come a Marzo insomma, ma con la differenza che le tipologie di aziende che potrebbero restare aperte dovrebbero essere maggiori.
Per il momento sono solo ipotesi, la data decisiva è quella di domani, il 15 novembre.
Recentemente tra l’altro il Premier Conte ha dichiarato di stare lavorando per evitare il lockdown totale: “La curva sta salendo ma mi aspetto che nei prossimi giorni, anche per effetto delle nostre misure, cominci a flettere. L’esecutivo è pronto ad aumentare i ristori, anche nel 2021, e il piano sul vaccino sarà presto in Aula”.

In attesa di capire se ci sarà questo nuovo lockdown “leggero” o totale, la novità è il fortissimo pressing che l’esecutivo, con i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia, sta esercitando sui presidenti delle Regioni e sui sindaci, perché facciano scattare misure più severe: dal lockdown totale nei Comuni dove si sono creati focolai, alla chiusura di strade e piazze in cui troppi cittadini si affollano per il passeggio e lo shopping.

Nodo cruciale di questo possibile lockdown leggero sarà la scuola, sul quale c’è differenza di vedute, anche all’interno della maggioranza. La Azzolina è in prima linea per tenerle aperte: “Continuerò a battermi per tenere aperte le scuole – dichiara la Ministra – Credo che, compatibilmente con la situazione epidemiologica, dobbiamo provare a riportare gli alunni in classe anche laddove ci fossero ulteriori limitazioni, perché un bambino che deve imparare a leggere e a scrivere, non può farlo da dietro un schermo. Guai a pensare che la scuola non sia attività produttiva e a sacrificarla: è la principessa delle attività produttive, senza formazione non abbiamo futuro. Con la chiusura delle scuole rischiamo un disastro educativo, sociologico, formativo, psicologico”.

Divisi i medici. Sedici tra i più importanti medici e pediatri italiani, tra cui Susanna Esposito, dell’Università di Parma e consulente dell’Oms, Antonella Viola, direttrice dell’Istituto di Ricerca Pediatrica di Padova e Stefano Zona, specialista in Malattie Infettive dell’Ausl di Modena, sono contro la chiusura delle scuole: “Dobbiamo cercare di tenere le scuole aperte ed evitare un lockdown nazionale, scegliendo la strada di lockdown intermittenti e micro-lockdown nelle province e nei comuni maggiormente a rischio fino a primavera. La risposta alla crescita dei contagi non può essere la chiusura delle scuole, che non rappresentano significativi hotspot”.
Susanna Esposito parla di gravi conseguenze psicologiche per i bambini ed espone i numeri del suo studio: “In uno studio nazionale effettuato durante il primo lockdown su 2.064 adolescenti tra gli 11 e 19 anni, il 58,5% ha dichiarato una sensazione di tristezza associata a crisi di pianto (31%) e agitazione (48%) per via della chiusura delle scuole, il 52,4% ha riferito disturbi alimentari e il 44,3% disturbi del sonno”.

Di parere opposto invece Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute e professore ordinario di Igiene alla Cattolica: “Non c’è dubbio. Servono dei veri lockdown cittadini e spetta ai governatori proclamarli. La semplice raccomandazione a non muoversi di casa riduce del 3% l’incidenza dei contagi, il lockdown del 125%. Se a questo accoppiamo lo smart working, che vale un altro 13% e il 15% determinato dalla chiusura delle scuole si arriva a quel 60% che serve per raffreddare l’epidemia. Per questo dico che fermare un attimo tutto dove la situazione è già fuori controllo è l’unica soluzione possibile. Non è facile fronteggiare un’epidemia di questa portata, soprattutto dopo anni di tagli alla sanità. Ma ci sono anche le responsabilità di chi ha avuto a disposizione un miliardo e 400 milioni per assumere personale e mettere in sicurezza gli ospedali e invece non lo ha fatto. Però adesso serve anche un maggior coinvolgimento dei medici di famiglia, che devono seguire i loro assistiti per evitare l’intasamento di ospedali e pronto soccorso”.

 

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Fonte: Skytg24

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