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Università: è stato proclamato lo stato di agitazione. Sindacati: “Situazione di arretratezza dell’università pubblica italiana è gravissima” 

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Con un comunicato unitario, sottoscritto e condiviso da Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal E Gilda Unams, è stato proclamato lo stato di agitazione che riguarda il mondo universitario. Qui di seguito il testo del comunicato stampa congiunto, diffuso nella giornata di ieri:

Percorsi abilitanti 30 CFU
Attivato il II ciclo dei corsi 30 CFU

.Il M.U.R. (Ministero dell’Università e della Ricerca)  si sottrae a qualsiasi confronto mentre il prossimo mese sarà determinante per gli interventi sull’università pubblica

Per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, per la valorizzazione del personale,
per la stabilizzazione dei lavoratori precari e per il diritto allo studio

Università
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La situazione di arretratezza dell’università pubblica italiana è gravissima e bastano pochi significativi dati per fotografarne il grandissimo ritardo nel contesto europeo: siamo all’ultimo posto come finanziamento statale dell’università, siamo al penultimo posto per numero di giovani laureati e abbiamo un terzo dei ricercatori della Germania e metà di Francia e Inghilterra. Il sistema universitario italiano dagli anni 2008/2009 ha visto anche una costante diminuzione del personale, di circa il 20% di docenti e ricercatori (parallelamente sono aumentati i lavoratori precariche ormai rappresentano più della metà del personale che svolge attività di ricerca e di didattica) e ancora maggiore risulta essere il taglio subito dal personale tecnico e amministrativo, passato da 70.000 a 50.000 unità. Inoltre, oltre all’aumento dei carichi di lavoro, il personale tecnico amministrativo ha subito anche la decurtazione del proprio salario accessorio e un sostanziale blocco della valorizzazione della professionalità mediante l’introduzione di una serie di vincoli normativi che impediscono, di fatto, l’utilizzo del salario accessorio coerente con le norme contrattuali.

L’emergenza sanitaria ha poi anche messo in risalto l’incapacità di fare sistema dei singoli atenei e grave è la responsabilità del M.U.R. che si è rifiutato di avviare un confronto con le organizzazioni sindacali per la definizione di protocolli nazionali di gestione dell’emergenza. Nel corso di questi mesi abbiamo potuto verificare spesso diverse soluzioni a uguali problemi e non di rado l’esigenza di dover far fronte a disposizioni insensate che determinano anche assurde disparità di trattamento nei confronti del personale, come da ultimo, in questi giorni, la disposizione di alcuni atenei situati in zona rossa (in base al dpcm del 3 novembre) che obbligano il personale a recarsi in ateneo per  effettuare le lezioni online, quando questo obbligo non risulta essere in atto in atenei situati in regioni in zona gialla, con una condizione oggettiva di minore gravità. In questo contesto emergenziale si è evidenziata ancor di più la condizione di abbandono delle Facoltà di Medicina e dei Policlinici Universitari e del loro personale da parte della politica nazionale e del Ministero dell’Università, lasciando alle Regioni la possibilità di imporre i propri modelli normativi e organizzativi.

Il MUR in questi mesi si sta sottraendo in ogni modo al confronto sindacale, tanto che, dopo mesi di richieste, a metà settembre ha convocato le Organizzazioni sindacali per organizzare l’avvio di tavoli di confronto sul rinnovo del CCNL e sul sistema universitario, per poi non dare più seguito all’impegno assunto e, ad oggi, nessuna convocazione dei tavoli di confronto è stata inviata. Eppure assolutamente urgenti sono gli interventi da mettere in atto sul piano economico e normativo e non bastano certo generiche affermazioni a mezzo stampa, considerato come ancora oggi non trovano riscontri neanche gli impegni assunti dal Presidente del Consiglio con l’intesa sottoscritta il 24 aprile sul precariato, sulla valorizzazione del personale e sulla flessibilità dei fondi accessori di università e ricerca.

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Nella prossima Legge di bilancio servono interventi:

  • per aumentare in maniera significativa la quota base del finanziamento ordinario delle università
  • per il rinnovo del CCNL
  • per la valorizzazione professionale del personale dell’università
  • per una maggiore flessibilità nella costituzione e utilizzo dei fondi del salario accessorio
  • per la stabilizzazione dei lavoratori precari
  • per incrementare significativamente i fondi per il diritto allo studio e per abolire le tasse universitarie

Questo elenco di priorità conferma che la realtà del sistema universitario italiano non è quella rappresentata dal Ministro nei talk show e pertanto inadeguati appaiono gli interventi normativi recentemente proposti dal Governo, come quelli all’art.19 del Decreto Legge n.76/2020, c.d. Decreto Semplificazioni, che dimostrano una particolare attenzione rispetto a temi sensibili solo a pochi, lasciando inevase le risposte che attendono da tempo tutti i lavoratori docenti e tecnico amministrativi dell’Università, che costituiscono il presupposto per un vero rilancio del settore universitario che sia da traino per il Paese.

In ragione di mancanza di riscontri alle nostre rivendicazioni, considerata l’assenza di rispetto delle relazioni sindacali da parte del MUR, le Organizzazioni Sindacali proclamano

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LO STATO DI AGITAZIONE DEL PERSONALE DELL’UNIVERSITA’

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