CATANIA – Alla luce di quanto sta accadendo nel mondo della scuola, non si può nascondere che l’inizio del nuovo anno scolastico è stato abbastanza travagliato e reso ancor più difficile da questa preoccupante pandemia da Covid-19 che, a causa della crescente gravità determinata certamente dalla diffusione del contagio, rende ogni giorno più forte e più febbrile l’attività scolastica, con un terzo o quasi metà del corpo docenti in quarantena, con attese estenuanti per i tamponi e con classi non proprio tutte presenti per motivi di quarantena. Il tutto, peraltro, viene attualmente acuito dal Dpcm del 19 ottobre che disponeva turni e orari di ingresso diversi. Consola però il fatto che c’è chi vede di buon occhio quelle norme che, per un’agognata continuità scolastica, tendono a stabilire la didattica digitale integrata (Ddi) attestata oggi al 75 per cento per le scuole superiori, garantendo a quanto pare sicurezza anche nei trasporti, visto che così facendo la popolazione scolastica non va ad intasare quotidianamente i mezzi pubblici e privati di trasporto, come lamentato nei mass media nazionali sia dai cittadini che dagli stessi studenti i quali chiedono maggiori garanzie e sicurezze, magari aumentando le corse, desiderosi di andare a scuola senza però dover fare i conti con imprevisti assembramenti momentanei che lasciano proprio a desiderare, dal punto di vista della sicurezza sanitaria. E ciò in contrapposizione con la ferma presa di posizione da parte del ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che promuove più che convinta la didattica in presenza. Ma alla fine, visto quello che sta accadendo, o che si faccia “scuola” con la didattica digitale a distanza o che la si faccia con la didattica in presenza, l’importante è raggiungere l’obiettivo finale ovvero quello di fare di tutto per mantenere viva e presente l’attività didattica e la sua continuità. Quest’ultima può essere garantita anche da quei docenti in quarantena, ma alla fine “sani”, i quali possono continuare a lavorare… o meglio dire…. ad insegnare da remoto, avvalendosi ovviamente di idonee attrezzature tecnologiche e adeguate linee online a vantaggio degli studenti, non dimenticando di garantire nel contempo la naturale prosecuzione delle attività in presenza che, seppur ridotte, si rivelano pur sempre essenziali e indispensabili per tenere il filo diretto tra il mondo della scuola, il corpo docente e la popolazione scolastica che non si deve sentire abbandonata. Gli studenti non devono avere l’impressione di una distanza che li fa sentire quasi estranei al contesto scolastico: ecco che si rende necessario mantenere il più ampio margine possibile di presenza fisica che… ricordiamolo… è essenziale soprattutto per gli studenti che hanno disabilità o altri motivi che li rendono “speciali” ai nostri occhi. Certo… come suggerito da alcuni… l’ideale sarebbe certamente diminuire non proprio il numero delle classi a scuola, ma il numero degli studenti per ogni classe, in modo tale da rispettare meglio le distanze nelle aule, anche a maggior tutela dei docenti. Ma a quanto pare, le ipotesi restano ipotesi e nel frattempo si assiste quasi impotenti a un frenetico evolversi di situazioni che automaticamente vanno a toccare la scuola e il suo mondo. Speriamo che l’emergenza sanitaria passi presto e presto si trovi il tanto agognato vaccino che possa far tornare tutti alla piena normalità, quella normalità tanto snobbata prima e adesso disperatamente rimpianta. Salvo Cona