Le 85.000 assunzioni promesse dalla Azzolina? Per ora sono meno di 20.000. Anief: Colpa della regola del 5.
Negli istituti scolastici l’attesa delle oltre 85.000 assunzioni promesse dalla ministra Azzolina è destinata a prolungarsi a lungo. I nuovi titolari di cattedra che avrebbero dovuto fronteggiare l’emergenza Covid non sono arrivati e come sottolineano i sindacati l’annuncio della Azzolina si è rivelato un flop. A quattro settimane dall’apertura delle scuole, infatti, su 84.808 nuovi posti di insegnante, solamente 19.294 sono stati assegnati (in pratica appena 1 su 4), gli altri 65.514 risultano invece vacanti. E per questo verranno coperti come al solito da supplenti il cui esercito è destinato così ad ingrossarsi ulteriormente sino a sfondare il muro delle 250 mila unità su un organico complessivo di 800 mila persone.
«Nulla di nuovo rispetto al passato», commentano prof e dirigenti scolastici che danno la colpa alle graduatorie esaurite e al fatto che quelle nuove elaborate su scala provinciale sono ancora in alto mare subissate da richieste di correzione e ricorsi «e ben 750 mila richieste di modifica dei dati immessi tanto da mandare in tilt l’intera macchina» come segnala il presidente dell’Anief (l’Associazione nazionale insegnati e formatori) Marcello Pacifico.
A questo si aggiunge la decisione di non effettuare concorsi rapidi ma di organizzarne uno solo a fine ottobre e lo scarso appeal dei molti posti disponibili al Nord. Questo a causa della cosiddetta «regola del 5», introdotta dal governo per «garantire la continuità didattica», che obbliga i neoassunti a restare per 5 anni legati alla scuola di immissione in ruolo. Una scelta che per Pacifico rappresenta «un vincolo assurdo», tanto che «moltissimi docenti hanno preferito restare precari nella loro provincia anziché diventare di ruolo al Nord, lontano da mariti, mogli e figli e con uno stipendio che permetterebbe solo di sopravvivere a così grande distanza».