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Paura lockdown: docenti del Sud rifiutano incarichi al Nord e in Veneto hanno già problemi

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In Veneto mancano 13.500 docenti, soprattutto di matematica, di italiano e di sostegno, visto che le graduatorie dell’ultimo concorso del 2018 sono state svuotate con 1.790 assunzioni, per cui ora gli Uffici scolastici provinciali stanno iniziando a chiamare anche i precari. E mentre i dirigenti scolastici del Veneto, ma anche del nord Italia si stanno dando un gran da fare allo scopo di “coprire i buchi in organico”, a quanto sembra un buon numero di docenti del Sud sta rifiutando le supplenze, nonostante peraltro avessero chiesto loro stessi l’inserimento nelle graduatorie del Nord.

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Rivolti a docenti che intendono aggiornarsi e arricchire le proprie competenze.

La notizia che riguarda questa situazione è riportata anche dal Corriere della Sera, nel quale vengono citati i sindacati i quali attribuirebbero tali manifestazioni di rifiuto alla paura di un nuovo lockdown, causato ovviamente dall’inaspettato acuirsi dell’emergenza Covid che, secondo loro, potrebbe pregiudicare un eventuale rientro presso la propria residenza, presso la propria abitazione famigliare.

Sembra che perfino i vincitori di concorso non sarebbero disposti a cambiare Regione, visto che esiste e vige l’obbligo di rimanere a lavorare ben cinque anni fuori dalla propria Regione di residenza.

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A tal proposito, nelle pagine del Corriere della Sera, il sindacalista Adriano Rizza della FL-CGIL Sicilia spiega che “i precari hanno tra i 40 e i 50 anni, adulti cioè con famiglia” hanno paura perché non vogliono correre il rischio “di non riuscire a rientrare a casa”, convinti che se “torna il lockdown non si trasferiscono“.

Luigi Zennaro, vice presidente dell’Associazione nazionale Presidi del Veneto, anche lui interviene sulle pagine del Corriere della Sera, dicendo la sua su questa situazione e in particolare sulla mancanza di docenti in Veneto: “Io -dichiara il vice presidente dell’Associazione nazionale Presidi del Veneto- ho oggi solo un terzo dei docenti necessari di matematica e metà di quelli di italiano… Il problema è che andrebbe modificato il sistema di reclutamento del personale docente, che andrebbe adeguato all’oggi”.   Salvo Cona

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