Se c’è una categoria di insegnanti che in questi ultimi anni ha visto una discesa sempre più rapida questa è sicuramente quella dei diplomati magistrale. Fino a qualche anno fa grazie ad essi si andavano a coprire i “buchi” delle cattedre scoperte, ma oggi con l’avanzata dei laureati questi diplomati degli anni Settanta, Ottanta, Novanta e inizi Duemila rimangono parcheggiati nel limbo dei precari e negli ultimi mesi persino declassati nella seconda fascia d’istituto.
Eppure quando facevano comodo venivano chiamati per ricoprire incarichi di supplenza. Dopo anni e anni si arriva al ruolo, ma la gavetta era tanta.
Oggi però questi anni di supplenza (e per molti parliamo di decine di anni) non danno alcun valore aggiuntivo rispetto ai neolaureati in Scienze della Formazione Primaria e a Settembre nelle GPS partiranno dalla stessa fascia. Questo perché recentemente il Ministero ha deciso di valutare gli anni di corso degli studenti di Scienze della Formazione Primaria come delle annualità di servizio (12 punti per ognuno) e con tanto di bonus finale per la laurea. Ci chiediamo però se effettivamente si possa valutare il servizio “reale”, prestato per anni in scuole, allo stesso modo di un anno passato da uno studente universitario tra studio ed esami.
Una carta da poter utilizzare è sicuramente quella dei concorsi che (salvo ulteriori rinvii per via del coronavirus) si effettueranno quest’anno, ma certamente per un aspirante docente che supera gli “anta” è più complicato concorrere con un giovane che si è laureato magari un mese prima ed è quindi mentalmente più allenato.
Quale prospettive ci sono allora per Settembre?
Molti diplomati magistrale accetteranno una supplenza dalle graduatorie di istituto, cambiando così scuola e alunni in attesa di entrare di ruolo nuovamente dalle graduatorie dell’ultimo concorso straordinario, probabilmente in una provincia diversa da quella in cui hanno insegnato e insegneranno nel prossimo anno scolastico.
A tracciare un quadro impietoso di questa situazione è l’Usb Scuola: “Tutto questo non sarebbe accaduto se solo lo Stato avesse dato l’assenso al semplice riconoscimento dei diritti di tutti per porre fine alla rivalità tra i diplomati magistrali e i laureati in Scienze della formazione primaria. Per fare ciò sarebbe bastato che il legislatore avesse applicato le regole comunitarie sull’illegale reiterazione dei contratti di lavoro oltre i 36 mesi di servizio”.
Per i diplomati magistrale questo insomma è come se fosse un po’ l’anno zero: “Dopo anni di lotte per il riconoscimento del valore abilitante del diploma e l’inserimento in GaE – continua il sindacato – la storia dei docenti della scuola di primo grado si conclude con un finale vergognoso ed imbarazzante, privo di tutele a causa di una assenza di volontà politica del ministero dell’Istruzione”.
Parole di solidarietà anche nei confronti di circa 10 mila maestri con diploma magistrale immessi in ruolo, con tanto di anno di prova svolto e superato, che all’improvviso si sono ritrovati licenziati e senza certezze future: “Proprio a ridosso dell’estate l’amministrazione ha risolto i contratti senza neppure il preavviso dovuto lasciando così maestre e maestri, che da anni prestano servizio nelle scuole, privi anche del riconoscimento dell’indennità di disoccupazione. Se altri licenziamenti vengono sospesi tramite apposito decreto, non così per i maestri e le maestre diplomati magistrali che hanno superato un anno di prova e da anni insegnano in continuità nelle proprie classi. Occorrono serie soluzioni politiche da parte del Miur, perché gli attuali contratti rescissi costituiscono un problema economico per i maestri e le maestre, ma si rifletteranno a settembre anche sul diritto alla continuità didattico-educativa”.
A farne le spese infatti saranno certamente gli alunni, che ancora una volta pagano le falle della pubblica amministrazione ritrovandosi senza continuità didattica.