Fuggono da Nord verso Sud, gettano la spugna dopo un anno. La pandemia li ha tenuti lontani dalle famiglie, ora hanno paura che possa accadere di nuovo. E dunque preferiscono rinunciare a fare i presidi, chiedono di tornare in cattedra da docenti pur di rientrare a casa. Fuggono da Nord verso Sud. La denuncia arriva dai sindacati e dall’Anp, l’associazione nazionale presidi e segna l’ennesimo paradosso della scuola
Il caso
Si tratta dei vincitori dell’ultimo concorso per dirigenti – il primo fatto a livello nazionale – entrati nelle scuole a settembre scorso per l’anno di prova. Ora fuggono da Nord verso Sud. Tra questi, circa la metà (982 su 1984) è stata assegnata a una regione diversa da quella di residenza, la maggior parte sono saliti dal Sud al Nord, spingendo al trasferimento anche molti del Lazio e della Toscana. Ora, con l’emergenza sanitaria, arriva il ripensamento. È la rinuncia di molti presidi del Sud neo assunti in Lombardia, Veneto, Piemonte, Trentino o Emilia Romagna il fenomeno con cui fare i conti mette in guardia Antonello Giannelli, presidente dell’Anp.
Le esigenze
“Sono troppo lontani da casa e fuggono da Nord verso Sud – spiega il presidente dell’associazione presidi – e non riuscendo ad ottenere l’avvicinamento scelgono di tornare. Dopo un primo anno attraversato dai problemi di organizzazione per il Covid e il lockdown ora non vogliono rischiarne altri lontani dai propri cari. Per loro l’aumento di stipendio non vale il rischio del disagio. Ne consegue un problema di perdita di risorse”. “Alcuni neodirigenti ci chiedono di attivare la procedura di rientro al ruolo docente al termine dell’anno di prova”, conferma Roberta Fanfarillo, responsabile dirigenti scolastici della Flc-Cgil. Di qui l’esigenza di molti che fuggono da Nord verso Sud.
L’emergenza
“L’emergenza sanitaria – racconta Fanfarillo – ha accentuato un problema già presente prima rispetto alla difficoltà di persone non più giovani, con una famiglia alle spalle, che non riescono a rimanere a tempo indefinito lontano da casa. Solo il 30% dei posti è messo a disposizione per la mobilità e per tre anni comunque il posto è bloccato. Clausole nate quando i concorsi erano regionali che vanno modificate”. A monitorare la situazione dei presidi che fuggono da Nord verso Sud è anche Maddalena Gissi, segretaria della Cisl. “Da questo punto di vista potremmo avere problemi ma non c’è ancora un dato definitivo, che stiamo chiedendo al ministero”, dice. Per il segretario di Uil Scuola, Pino Turi, “questo succede perché quelle persone sono state assunte in maniera selvaggia. Non c’è una mobilità in grado di farli tornare a casa con le regole dell’ultimo concorso nazionale, per questo fuggono da Nord verso Sud”.