La sessione d’esami è per tutti un momento molto delicato, ma gli studenti non devono temere di perdere la possibilità di dimostrare la propria preparazione e di rallentare la corsa alla Laurea. Infatti, l’imminente sessione estiva di questo 2020 ci sarà ma causa restrizioni emergenza Covid-19, sarà una sessione d’esami esclusivamente (o quasi) online.
Così ha spiegato il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi in una recente intervista rilasciata all’Huffington Post:
«Sugli esami telematici la considerazione da fare è che dobbiamo avere serietà negli esami, ma questo deve venire da una fiducia biunivoca. Da un lato le università non devono essere troppo severe, imponendo strumenti eccessivamente invasivi; dall’altro ci vuole serietà da parte degli studenti, perché un esame serio è nell’interesse di tutti, come diceva ieri lo studente di Tor Vergata intervistato. Ho trovato molto saggia la sua riflessione sul non voler essere etichettato come “laureato del Coronavirus”: da questo punto di vista, credo che gli studenti debbano essere i primi garanti del valore dei propri titoli accademici. Da parte degli atenei e dei singoli docenti, ci vuole flessibilità: gli studenti hanno ragione, non si può rischiare una bocciatura se la rete non tiene».
Esami telematici, dunque basati sulla reciproca fiducia: serietà da parte degli studenti che non dovranno adagiarsi sugli allori e professori fiduciosi delle possibilità dei discenti, in più spiega il Ministro:
«Gli esami telematici non devono essere eccessivamente invasivi della sfera privata dello studente. Una sola webcam deve poter bastare, e se cade la connessione durante la prova il docente deve avere la flessibilità per valutare il da farsi».
Gli errori di connessione terrorizzano gli studenti che si apprestano a sostenere gli esami in quanto diverse Università hanno introdotto la “novità” secondo la quale in caso di connessione a Internet interrotta la prova d’esame dovrà essere annullata. Il ministro Manfredi invita gli atenei ad adottare un comportamento meno inquisitorio e più comprensivo nei giorni d’esami, in quanto non dipende dagli studenti il buon funzionamento della rete.
Inoltre, sottolinea il Ministro la necessità di aprirsi sempre più al digital –con la diretta necessità di colmare nel breve tempo possibile -la digital divide – il divario che c’è tra chi ha un accesso adeguato a internet e chi non ce l’ha per scelta o per mancanza di mezzi:
«Il punto di partenza è che la connessione, oggi, è diventata un diritto. Il ministero ha destinato un budget di 20 milioni al contrasto del divario digitale. In alcuni casi, su questo tema sono intervenute anche le Regioni con appositi stanziamenti. Bisognerà assicurarsi che, laddove c’è stato un contributo regionale, non vi siano sovrapposizioni con gli interventi delle università, nel senso che non si potrà sommare i due bonus».
Il Diritto allo studio rimane inviolabile e non può essere un elemento discriminatorio la mancanza di strumenti tecnologici:
«Il mio augurio è che nessuno venga lasciato indietro: nessuno studente deve rinunciare a iscriversi all’università perché la sua famiglia ha visto crollare il proprio reddito a causa della pandemia. Abbiamo messo in campo degli strumenti in tal senso, stiamo lavorando con grande impegno».
A settembre si prospetta un ritorno alla normalità allo stesso tempo bisognerà garantire – precisa il ministro:
«Un miglioramento dei servizi telematici per chi avrà più difficoltà a frequentare in presenza, come gli studenti che arrivano dall’estero e i fuori sede. Da un lato dobbiamo avere l’aula, dall’altro dobbiamo assicurare un servizio telematico di qualità. Su questo faremo un sistema blended, che guarderà a tutto il sistema nazionale anche con un’interconnessione tra università, nel senso che chi non potrà raggiungere il proprio ateneo potrà appoggiarsi alla struttura telematica dell’ateneo più vicino. L’università si dovrà comportare come un grande sistema nazionale».
Quel che è certo che l’istruzione scolastica e universitaria che sia, ha fronteggiato la situazione d’emergenza con una certa premura, senza mai fermarsi.
L’università di un prossimo futuro– conclude il Ministro Manfredi- sarà più forte perché esce da quest’esperienza con la consapevolezza di aver assolto alla sua funzione: le università hanno sempre operato, gli studenti hanno continuato a seguire le lezioni e a dare gli esami. Questo sicuramente è un dato molto importante. Sarà un’università più consapevole delle potenzialità di inclusione delle nuove tecnologie, se utilizzate in modo appropriato, e quindi più rivolta al futuro. L’università deve essere in grado di coniugare la sua tradizione di grande comunità fisica alle potenzialità di apertura e contaminazione derivanti da un uso saggio delle tecnologie. Solo in questo modo potrà entrare davvero nelle case e nella società, diventando il motore di un rilancio del Paese. È la grande scommessa per il futuro”.