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L’ASSURDITA’ DEL BLOCCO QUINQUENNALE NELLA MOBILITA’ DOCENTI 2020

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Rubrica i lettori ci scrivono.

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della prof.ssa Cristiana Lancioni

L’ordinanza ministeriale 182/2020 sulla mobilità per l’a.s. 2020/2021 prevede delle inspiegabili e incomprensibili differenziazioni per il personale immesso in ruolo negli anni precedenti.

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Per tutto il personale docente immesso in ruolo fino all’a.s. 2019/2020, continua ad essere mantenuta la possibilità di presentare la domanda di trasferimento interprovinciale senza alcun vincolo, tranne che per una categoria. L’ordinanza ribadisce che il personale che ha concluso positivamente il percorso annuale di formazione iniziale e prova del Fit ed è confermato in ruolo presso l’istituzione scolastica ove ha svolto il periodo di prova, è tenuto a rimanere nella predetta istituzione scolastica, nel medesimo tipo di posto e classe di concorso, per almeno altri quattro anni. Viene quindi reintrodotto il blocco quinquennale per la mobilità territoriale e per la mobilità annuale (utilizzazione ed assegnazione provvisoria).

Leggendo tale stramberia ci chiediamo quale altra categoria professionale ha questo blocco nel nostro paese?

Tale disposizione è stata introdotta solo nel dicembre 2018 (legge 30 dicembre 2018, n. 145) e trova applicazione per il personale individuato per il percorso annuale di formazione con decorrenza 1.09.2019, quindi a.s. 2019/2020. Perché però al momento dell’assunzione in servizio a T.I. non è stato comunicato nulla agli aspiranti in ruolo? Perché in nessun documento firmato (nomina USR e contratto presso scuola di titolarità) appariva questo blocco quinquennale? Ci sembra quindi ovvia una mancanza di qualsiasi giustificazione sul piano logico e pratico del Governo.

Università
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Si tratta di un evidente, illegittimo e inspiegabile errore, soprattutto se si considera nello specifico la modalità in cui viene trattata una identica categoria di docenti.

I docenti che hanno partecipato al medesimo percorso Fit (ed inseriti nella medesima graduatoria regionale di merito) ed individuati per il percorso annuale di formazione iniziale (che si converte in incarico a tempo indeterminato in caso di positiva conclusione dello stesso) vengono distinti in due categorie: i più fortunati individuati per il percorso annuale nell’a.s. 2018/2019 ed i meno fortunati in quanto individuati per il percorso annuale nell’a.s. 2019/2020.

Per quelli individuati per l’a.s. 2018/2019, continua ad essere consentita la mobilità, anche

Master per il completamento delle classi di concorso
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interprovinciale, senza vincoli, mentre per i secondi, ossia quelli individuati per l’a.s. 2019/2020, si applica il vincolo quinquennale, con anticipo rispetto a quanto previsto dal nuovo comma 3 dell’art.399 del D.Lvo 297/94. Quindi, per i soli sfortunati inseriti nella graduatoria regionale di merito del Fit ed individuati per il percorso annuale nell’a.s. 2019/2020 viene inspiegabilmente anticipato il vincolo quinquennale che entrerà in vigore solo per i neo immessi in ruolo dall’1.09.2020. Perché questa inaccettabile diversità di trattamento?

Questa differenziazione appare francamente priva di alcuna logica, e presenta evidenti profili di irragionevolezza e disparità di trattamento tra categorie identiche. Ci sembra evidente che questo errore del Governo discrimina alcuni insegnanti e non altri, mostrando un paradosso e un contraddittorio.

Se il Governo non cambia la norma, molti docenti la impugneranno in tribunale. “Bisogna unire e non dividere le famiglie” ci tranquillizzava settimane fa la Ministro Azzolina parlando in televisione.

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Occorre quindi trovare velocemente soluzioni diverse e costituzionali. Non è possibile tenere fermi i docenti della secondaria per un lustro. Questo pregiudica il ricongiungimento ai propri affetti, pure in presenza di posti disponibili.

Purtroppo, anche in quest’occasione, il Ministero ha mostrato assoluto disinteresse alle istanze avanzate dalle organizzazioni sindacali che, prima che scoppiasse l’emergenza coronavirus, avevano sollevato il problema rimanendo tuttavia inascoltate. A questa disorganizzazione e illogicità, che rappresenta una novità per la mobilità di quest’anno, si associano problemi già noti, quali l’impossibilità di trasferimento su posto comune per i docenti assunti su sostegno prima di cinque anni ma in possesso di servizio di sostegno pre-ruolo, il mancato riconoscimento della precedenza anche nei trasferimenti interprovinciali per chi assiste un familiare disabile, la decurtazione del punteggio per il servizio pre-ruolo nelle graduatorie interne d’istituto, la mancata valutazione del servizio in scuola paritaria e del servizio militare prestato non in costanza di nomina per la mobilità

volontaria e per quella d’ufficio.

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Ad oggi solo Orizzontescuola e Tecnicadellascuola hanno denunciato questa illegittimità con articoli pubblicati nei loro rispettivi siti. I sindacati sono irraggiungibili telefonicamente così come la Ministro dell’Istruzione e i suoi Vicepresidenti lo sono per e-mail. A chi rivolgere quindi la nostra richiesta, il nostro grido? Chi darà voce al nostro disagio e al nostro disappunto? Chi accenderà una luce in questo buio burocratico? Chi romperà il silenzio del Governo in merito a questo blocco?

La Ministro Azzolina probabilmente non ha ancora avuto momenti di riflessione durante questa pandemia perché impegnata in Tv, in dirette streaming e al Governo. Come sarà la nostra scuola quando potremo ricominciare? Ricominciare ad uscire, a tossire senza specificare che non stiamo male, a fare lezione in presenza tra i corpi e le emozioni dei nostri studenti, ad abbracciare i nostri cari dopo un’intensa giornata di lavoro? Come saremo quando ritorneremo in presenza, vicini, insieme?

Quello che saremo sarà quello che avremo saputo costruire nei giorni del Covid-19.

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Ognuno sarà quello che avrà coltivato, pensato e rielaborato. Sì, rielaborato, perché l’uomo non è ciò che gli viene detto o imposto, ma è ciò che pensa, rielabora e condivide con l’altro a partire da tutto ciò che incontra.

Spero che il Governo rielabori le sue convinzioni e decisioni dopo averci ascoltato e magari

incontrato. Le nostre istituzioni governative hanno però oggi un’opportunità: rispondere alle necessità dei suoi docenti e mantenere aperto il dialogo e il confronto.

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