Turni, classi di otto persone. Il ritorno a scuola a settembre di tutti gli alunni dipende tassativamente da una condizione obbligata, il distanziamento. E non sarà soltanto un problema per le cosiddette classi pollaio, come ha detto il ministro Azzolina. All’interno di un’aula di normali dimensioni una ventina di alunni non potrà mai assicurare per un’intera mattinata di lezione il distanziamento continuo, minuto per minuto, metro per metro. Se si vuole ritornare davvero alle lezioni in presenza occorre programmare il distanziamento. Come?
Il metodo
Un’ipotesi da approfondire e aperta a suggerimenti prevede turni di presenza a scuola degli studenti, 5-8 alunni in classe per turno ogni giorno. Si potrebbero replicare i turni anche al pomeriggio. I turni potrebbero avere una durata complessiva ridotta mediante unità orarie di lezione inferiori all’ora. Ad esempio, 5 ore di lezione della durata di 40-45 minuti ciascuna per una mattinata di 3 ore e mezzo di lezione. In base al numero di alunni, si potrebbero prevedere due turni a settimana di presenza per ciascuno o tre turni su due settimane. Con l’orario pomeridiano le presenze a scuola per ciascun alunno aumenterebbero. La turnazione, insomma, potrebbe assicurare il distanziamento. Si tratta di un’ipotesi da approfondire. Possono essercene tante altre, ma tutte dovranno fare i conti – per qualche mese – con l’imperativo categorico del distanziamento.
Eppure, replicare turni e prevedere lezioni anche al pomeriggio significherebbe per gli insegnanti restare tante ore a scuola. Tanto più con la cronica carenza di personale resta complesso immaginare che possano trovarsi tanti docenti senza prevedere nuove immissioni di docenti. Se già oggi esiste il problema delle classi pollaio è proprio perché non ci sono tanti prof in proporzione agli 8 milioni e mezzo che frequentano la scuola. Altrimenti l’alternativa è che i prof arrivino a scuola al mattino e vadano via nel pomeriggio con un ritmo tambureggiante di lezioni consecutive.
FONTE: OGGISCUOLA