Dopo più di un mese dalle chiusure delle scuole anche i più ottimisti iniziano a perdere le speranze sulla possibile riapertura entro la fine di quest’anno scolastico.
A tal proposito il comitato tecnico-scientifico che affianca la task-force dell’emergenza ha dichiarato che «non è ipotizzabile che gli studenti possano rientrare a scuola tanto meno affrontare, in aule calde e affollate, la Maturità 2020».
La ministra Azzolina nei giorni scorsi ha chiesto di aspettare qualche settimana prima di prendere qualsiasi decisione per la scuola monitorando costantemente l’evolversi della situazione di emergenza contagi.
Ma gli scienziati hanno già espresso il loro parere: le scuole non potranno riaprire! Troppo rischioso rimettere sulle strade e nelle aule 8 milioni e mezzo di studenti dai 6 ai 19 anni ai quali andrebbero aggiunti i bambini delle scuole dell’infanzia e quasi due milioni di persone tra professori e personale scolastico.
Certo è che anche l’ultimo decreto pubblicato ieri (8 aprile) presenta ancora i due scenari: rientro prima del 18 maggio e dopo tale data.
Ma ormai a tutti gli effetti è una soluzione impraticabile. Quindi è ormai sicuro che verrà attuato il piano B ovvero: niente esame di terza media e maturità ridotta al solo colloquio orale.
Ancora una volta, però, nell’ultimo decreto si fa riferimento agli studenti più grandi e in particolare all’esame di terza media e di maturità.
Ma i bambini frequentanti asili nido, scuole dell’infanzia, scuole primarie? Che ne sarà di loro?
La Vice Ministra dell’Istruzione Anna Ascani rende noto che il 7 aprile si è riunita la Commissione per il Sistema integrato di educazione e di istruzione perché il Ministero si sta occupando di tutti i ragazzi e i bambini, sin dai primissimi anni di vita: «dobbiamo trovare soluzioni per garantire percorsi educativi di qualità per tutti, nonostante le misure restrittive per contenere il contagio, e sostenere le famiglie nel loro impegno quotidiano accanto ai propri figli».
Ha inoltre aggiunto: «anche i servizi educativi (0-3) e le scuole dell’infanzia (3-6) stanno fronteggiando un momento inedito e stanno dando prova di spirito di iniziativa e resilienza. Siamo al fianco di queste strutture educative pubbliche, paritarie e private, e le ringraziamo per i servizi che continuano a offrire nonostante la distanza. Grazie al confronto con gli esperti all’interno della Commissione si stanno ipotizzando ipotesi e orientamenti per la gestione dell’emergenza, con l’obiettivo di fornire risposte adeguate per assicurare ai più piccoli linee di rientro in sicurezza».
Cosa succederà a settembre?
Ad oggi il Ministero non fa ipotesi: tutto dipenderà da come si evolverà la situazione nel nostro Paese.
Diverse sono però le ipotesi al vaglio: dai turni al distanziamento nelle aule. A riguardo molte sono le perplessità non soltanto di esperti ma anche di docenti e genitori sia per le dimensioni delle aule sia per il numero di studenti per classe che prevede, da infanzia a secondaria di secondo grado, un numero minimo di 15/18 alunni fino ad un massimo di 27/30.
Altra ipotesi al vaglio del Miur è l’apertura a settembre di asili nido e scuole dell’infanzia solo per chi ha entrambi i genitori che lavorano. Anche questa soluzione risulta essere molto dubbia. Pensiamo alle grandi città! Potrebbe verificarsi la circostanza per cui, riaprendo le attività meno pericolose, molti bambini avrebbero entrambi i genitori al lavoro. Come decidere a chi far frequentare?
Ricordiamo che l’Istituto per le Analisi delle Politiche Pubblica (Inapp),controllato dal ministero del Lavoro, ha elaborato recentemente uno studio che raccoglie le attività a maggiore e a minore rischio di contagio in base a due indici: la frequenza con cui il lavoratore è esposto a infezioni e malattie e la prossimità fisica richiesta nello svolgimento delle mansioni. In cima alla lista si trovano oltre al personale sanitario, quello dell’istruzione pre-scolastica e degli asili nido (ancora più dei colleghi di altri ordini di scuola).
Soluzione invece più auspicabile sarebbe il protrarsi della didattica on line con tutte le limitazioni che più volte abbiamo evidenziato, prima fra tutti la mancanza di relazione insegnante/bambino e bambino/bambino fondamentale a questa età ancor prima dello svolgimento di qualsiasi attività perché, come sostenuto da diversi autori tra cui Vygotskij, si apprende nella relazione. Grazie, infatti, allo scaffolding una persona competente può fornire aiuto e sostegno ad un’altra per apprendere nuove nozioni o abilità. È evidente che tutto questo viene meno nella didattica a distanza ma, in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo, occorre trovare la soluzione non “giusta” ma “migliore”, il cosiddetto “giusto compromesso”.
Come sarà possibile per bambini così piccoli un rientro a settembre nelle aule?
Speriamo che, superata l’emergenza esami, ci si concentri anche sugli altri ordini di scuola. Attendiamo così le «risposte adeguate per assicurare ai più piccoli linee di rientro in sicurezza» ipotizzate dalla Vice Ministra Ascani.
In tutta questa situazione di emergenza non dobbiamo però dimentichiamoci che in molti comuni italiani asili nido/scuole dell’infanzia sono a gestione privata/paritaria e, se le rette per i genitori sono state giustamente sospese, come possono i titolari far fronte al pagamento degli stipendi del personale e al mantenimento della struttura? E che dire degli educatori di sostegno spesso assunti da cooperative con contratti a tempo determinato? Facciamo tutti una riflessione perché rischiamo di trovarci all’inizio del prossimo anno scolastico con bambini fuori graduatoria per l’accesso ai servizi all’infanzia a causa della chiusura di molti di loro per difficoltà economiche.
Decreto Scuola pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Ecco tutti i provvedimenti
Didattica a Distanza diventa obbligatoria: approvato il Decreto Scuola
Fonte:https://www.professionistiscuola.it/varie/3631-coronavirus-servizi-0-6-anni-difficile-la-riapertura-a-settembre-quali-prospettive.html