Atenei e scuole hanno tardato l’evoluzione e ora sono in crisi nera. L’Università telematica si propone la strada di un futuro che diventa di colpo il presente: «E’ dalla preistoria che l’uomo si adatta. Il “disaster recovery geografico” sarà il prossimo investimento tecnologico, da noi già avviato». Come funziona la nuova didattica.
a didattica italiana è stravolta, tanto quella universitaria, quanto la scolastica. La quarantena rappresenta un taglio importante, che ancora non riceve adeguata risposta dal
Alfonso Lovito mondo accademico e dai vari istituti. Corsi, test ed esami approdano spesso su piattaforme online non pronte a gestire adeguatamente il nuovo su ampi numeri. Il corpo docente è nel caos. Gli studenti, anche.
Eppure, in tempi non sospetti, quando la possibilità di una pandemia fa ancora sorridere, la luminare Ilaria Capua è chiara: le aziende che non prevederanno da subito il lavoro da remoto saranno quelle più in crisi.
Inoltre, la prospettiva futura, non sollecita l’ottimismo. Per due ragioni: 1) ancora non sappiamo quanto durerà davvero la quarantena, intesa anche nelle fasi calanti e, soprattutto, nel caso di una fluttuante intermittenza del virus fino alla possibilità concreta del vaccino; 2) non abbiamo idea di quale sarà lo scenario globale futuro nel dopo-quarantena. L’economia come cambierà? Il lavoro? La società? La geopolitica? Gli economisti tacciono: non esistono modelli per prevederlo. Probabilmente il mondo sarà diverso e non poco.
Nel panorama europeo l’Università Telematica eCampus è una di quelle realtà sostanzialmente immuni al problema: solide tecnologie per gestire grossi flussi di dati/utenti e docenti esperti in questo tipo di processi.
Volente o nolente eCampus diventa uno dei prototipi dell’Università del futuro e, presto o tardi, tutte le Facoltà dovranno dotarsi di nuovi strumenti. Abbiamo contattato Alfonso Lovito, Direttore Generale. Non solo per conoscere gli elementi fondanti la “struttura virtuale” della sua Università (anti-hackering, database, assistenza, segreteria e biblioteche online), ma anche per sapere come dovranno evolvere gli altri atenei.
A.L – Il sistema tecnologico eCampus, che noi chiamiamo “eCampus Virtual Learning Environment” (VLE), è stato progettato nella sua prima versione nel 2004, stabilizzato e consolidato già nel 2006, quando l’Ateneo ha aperto le sue attività al pubblico.
Si tratta di un ambiente molto complesso, di cui siamo interamente proprietari, che si avvale però di diverse integrazioni di terze parti di altissimo profilo nazionale ed internazionale. Innanzitutto quelle realizzate da CINECA, con cui siamo consorziati. Inoltre, ai fini dell’utilizzo, eCampus si impernia su una filosofia che privilegia la personalizzazione dell’attività dell’utente che gode della possibilità di fruire, durante la “sua vita” nella piattaforma, di percorsi “ritagliati” sulle proprie esigenze (esigenze di tempo, didattiche, ecc.).
Per quanto concerne le scuole, le piattaforme utilizzate spesso crashano quando un certo numero di studenti viene superato, costringendo a frazionare il numero di utenti. eCampus che sistema adotta e cosa consiglia agli istituti?
A.L. – Nel nostro caso abbiamo uno staff tecnico che monitora senza soluzione di continuità, intervenendo in caso di necessità con ottimizzazioni ed incrementi di prestazioni. In modo quasi istantaneo (avendo infrastrutture altamente scalabili). Questo consente di gestire al meglio i picchi di traffico, che sono il problema classico che fa percepire il malfunzionamento della tecnologia.
Ovvio che ‘picchi’ imprevisti in termini di domanda di fruibilità, come quelli del particolare momento che stiamo vivendo, talvolta hanno costretto ad un superlavoro persino noi. Ma non abbiamo mai dovuto ‘frazionare’ gli accessi.
Piuttosto, la nostra utenza ha lamentato talvolta qualche rallentamento della fruizione rispetto allo standard, ma a questo contribuisce anche la disponibilità nazionale di banda: colossi come Netflix, Amazon e YouTube hanno dovuto diminuire le risoluzioni dei loro servizi per non intasare la rete dati del Paese.
Agli altri istituti che non dispongono di infrastrutture velocemente scalabili, consigliamo di veicolare i propri servizi e contenuti utilizzando, in parallelo alla propria, una o più piattaforme messe gratuitamente a disposizione da Google e da Microsoft. Il tutto replicando in quei sistemi i medesimi contenuti, in modo tale da raggiungere comunque il 100% della propria utenza, seppur su diversi sistemi, senza dover turnare le fruizioni.
Anche le Università, che ora si trovano in un territorio nuovo e sconosciuto, tentennano. Il carico di lavoro dei docenti, paradossalmente, sembra aumentato, ma la didattica soffre. Per l’insegnamento universitario, come si struttura eCampus?
A.L. – Il nostro VLE, altamente profilato, offre all’utente che entra nell’ambiente tutto quello gli serve per lavorare al massimo delle sue possibilità.
Ad esempio, lo studente può accedere semplicemente all’area dello studio. Dove trova le lezioni degli insegnamenti che il suo Tutor gli ha programmato in base a precisi criteri scientifici. Trova anche gli uffici virtuali di ricevimento dei docenti, i webinar, le risorse bibliotecarie online. Trova anche: tutti i servizi della Segreteria Studenti, i forum, le piattaforme per lo svolgimento delle etivities cooperative e collaborative, i laboratori virtuali, ecc.
Per i nostri docenti, invece, l’ambiente rende disponibile una specifica area per la progettazione dei propri corsi. Per il caricamento dei propri learning object, delle etivities, di tutto ciò che riguarda la didattica, inclusa la sezione per l’interattività sincrona con i propri studenti (webinar, ufficio virtuale di ricevimento, ecc.).
Hackering. In Italia si è avuto un caso (ufficiale) di uno studente che è stato capace di hackerare il sistema: decideva lui quali compagni bannare (costringerli all’assenza) e quali “compiti per casa” assegnare, facendoli risultare ad opera del docente. Dopo qualche giorno hanno svolto controlli e scoperto il problema. Quindi, sul tema della sicurezza informatica, come procedete (già da anni) e cosa prevede per il futuro prossimo?
A.L. – Per noi la priorità è la salvaguardia dei dati dei nostri studenti. Abbiamo già fatto e faremo altri investimenti in questa direzione.
Quanto alle infrastrutture, pur avendole dotate di specifici sistemi di controllo e di protezione in termini di sicurezza e stabilità, occorre tenere presente che delle vulnerabilità possono comunque manifestarsi in qualsiasi momento (anche nelle componenti di terze parti, il cui controllo è forzatamente delegato!).
L’importante è però avere la possibilità di garantire la continuità del servizio,
Per questo abbiamo già avviato il processo di evoluzione della nostra soluzione attuale per la continuity, ovvero: il disaster recovery geografico, verso l’alta affidabilità. Sono investimenti importanti, ma pienamente coerenti alla nostra policy studente-centrica.
Problema valutazioni. Attualmente i docenti si lamentano, costretti a “video-interrogazioni con benda sugli occhi” e, nel caso di test scritti, la possibilità di aiuti a mezzo google e famiglia. eCampus come affronta simili situazioni?
A.L. – Da tempo abbiamo sviluppato e sperimentato una nostra soluzione per il rilevamento della presenza certificata e per il riconoscimento dello studente, basato su dati biometrici. Ma ciò solo per certificare la sua presenza durante la frequenza online delle lezioni.
Per gli esami di profitto e di laurea, da noi… da sempre rigorosamente sostenuti solo in presenza (aula).
Solo, adesso, in questo particolare periodo, abbiamo predisposto un sistema che ci consente di erogare anche le prove scritte a distanza, in modalità sufficientemente sicura, con controlli che non consentono accessi contemporanei, integrati alla tecnologia LogMeIn (per il riconoscimento e la sorveglianza diretta dei candidati).
Previsioni future. La didattica online da realtà diventa necessità. Anche perché, secondo alcuni pareri scientifici, il Covid19 potrebbe tornare a fasi (fin quando i vaccini non saranno concretamente disponibili e in produzione: forse due anni, o poco meno). Ciò disegnerebbe un diverso modo, globale, di fare ed essere Università. Sue previsioni e possibilità su ampia scala, al di là del momento attuale?
A.L. – Io credo che, in ogni caso, lo shock imprevisto e traumatico causato dal Coronavirus, segni un punto di non ritorno di una fase di sviluppo per l’e-learning.
Volutamente ho affermato “fase di sviluppo” e non “fase nuova”. Perché nuova non è.
E’ evidentissimo che oggi, la maggior parte dei dati, delle informazioni, della comunicazione verbale, scritta e video, sia veicolata via web. Questo accade perché internet e la tecnologia digitale consento una diffusione quantitativamente e qualitativamente altissima e a velocità siderale.
Questo fatto nelle Università e nelle scuole (e parliamo dell’Italia senza considerare le altre nazioni) segna il passo, perché l’inerzia di chi deve operare in tal senso è bassa.
Vi è resistenza nell’utilizzo dell’e-leraning, ma non da parte degli studenti, che si sono evoluti accanto e con questi strumenti elettronici. Gestiscono con naturalezza quello che, anche in didattica, la tecnologia offre.
Adesso, in questa situazione bisogna adattarsi forzatamente. Questo segna un passo in avanti verso la modernità e la competitività.
Un processo di rigenerazione necessaria se vogliamo essere una civiltà che si evolve. Ma questo non lo devo fare io, non lo deve fare eCampus, che invece ha il dovere di rappresentare un’avanguardia nel settore delle Università, non a scapito di nessuno, ma favore di tutti. E per questo noi siamo pronti
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