E’ forte la contrapposizione tra favorevoli e contrari alla didattica a distanza, un tema sul quale si sta dibattendo fortemente tra gli stessi docenti e sul quale è intervenuta più volte la ministra Azzolina sia con l’audizione in parlamento e sia con la sua lettera indirizzata a tutto il mondo della scuola nella quale scrive “La didattica a distanza sta diventando una risorsa (così come lo è sempre stata nella scuola in ospedale) che sopperisce all’impossibilità di fare lezione in presenza, e sta permettendo a docenti, ragazzi e famiglie di riscoprire una vicinanza, una collaborazione ed un’alleanza che sono ancora più preziose di fronte al senso di incertezza che comprensibilmente tutti sentiamo“.
Ma la didattica a distanza può essere non democratica, ma terribilmente classista se non garantirsce a tutti gli studenti le stesse possibilità di accedere alle risorse e le lezioni in rete sia per carenza di pc che di adeguata connessione.
Un aspetto emerso anche dal dibattito tenuto in Senato. Il timore che accomuna un po’ tutti gli interventi dei senatori dell’opposizione è quello di non riuscire a raggiungere tutti gli studenti, nonostante gli esiti dei sondaggi pubblicati.
Sempre più chiaro a tutti che divario digitale significa divario sociale. Che ancor di più in questa emergenza si è creata una scuola di seria A e una di serie B, con scuole preparate e super organizzate, in cui gli studenti erano quasi tutti pronti e autonomi per recepire questo tipo di istruzione, e scuole che per mezzi e platea, rischiano seriamente di compromettere il percorso scolastico di molti studenti.
Ecco alcuni passaggi degli interventi in senato: “Perché i nostri figli non stanno studiando tutti allo stesso modo: ci sono ragazzi che fanno la foto e mandano su whatsapp i compiti agli insegnanti”: sono le parole di Davide Faraone; Licia Ronzulli, “non si può accettare che ci siano studenti di serie A che hanno la possibilità, anche economica, di avere strumenti adeguati per seguire le lezioni on line, e studenti di serie B che invece non hanno mezzi adeguati”.“Non comprendiamo come il ministro dell’Istruzione abbia potuto oggi affermare che il 94 per cento degli studenti stia proseguendo a seguire le lezioni da casa attraverso i pc. E’ un monitoraggio con tutta evidenza non rispondente alla realtà”, riferendosi evidentemente al monitoraggio di cui abbiamo scitto qui Grazie all’impegno dei docenti il 93% degli alunni è stato raggiunto dalla didattica a distanza.
Nello stesso dibattito è intervenuta la senatrice Maiorino (M5S), dichiarando che il ministro Azzolina è ben consapevole del digital divide che ancora impedisce, ad alcune aree geografiche del nostro Paese, ad alcuni istituti scolastici o singole famiglie, di avvalersi appieno degli strumenti di didattica a distanza aggiungendo che “… questa esperienza sarà, ed è, la molla per superare questo gap. Le misure prese dal Governo vanno esattamente in questa direzione, a sostegno proprio di quegli istituti o territori dove certe modalità didattiche non erano mai state sperimentate prima o, addirittura, non erano disponibili. La scuola, dal vivo o a distanza, è il più grande strumento di libertà…”
E’ chiaro dunque che l’emergenza non ha colpito tutti allo stesso modo, ma chi è più in difficoltà viene colpito più duramente.
Nonostante le indicazioni del ministero, le scuole arrancano e le famiglie accumulano tensione e nervosismo. Se i dati preliminari di un sondaggio condotto dal ministero parlano di un 82% di alunni raggiunti in qualche modo dalla didattica, quindi teoricamente 8 studenti su 10, la verità è ben diversa.
Altri grandi Paesi, che hanno un sistema scolastico in alcuni casi migliore del nostro, hanno comunque gestito la situazione scolastica con una maggiore prontezza. Paesi come l’Olanda, l’Inghilterra, Svezia, Danimarca hanno già deciso di sospendere tutti gli esami (anche quelli equivalenti alla maturità e terza media), e valutare gli studenti in base al loro curriculum scolastico degli anni frequentati. Tutti i paesi europei hanno comunque dovuto fare i conti con la didattica a distanza, con approcci differenti, in alcuni casi utilizzando piattaforme digitali già disponibili per quei paesi.
Eurodyce ha realizzato un breve rapporto scaricabile da qui in cui è descritto come le scuole dei paesi europei si stiano adoperando per far fronte a questa situazione eccezionalmente inedita e, in particolare, come venisse organizzata la didattica a distanza nelle scuole dei rispettivi paesi.
Sarebbe il caso di prendere atto anche in Italia che, seppure con grandi sacrifici nel portare avanti una didattica a distanza, non si può far finta che nulla stia accadendo, e accanirsi nel proseguire come se fosse un anno scolastico qualunque. Serve stare vicino agli studenti ma serve adattarsi alla situazione del tutto nuova e precaria in cui versa la scuola italiana.