In epoca di FAD e di DAD si ritorna a ragionare sull’importanza, potremmo dire strategica, della variabile pedagogica del tempo che, volente o nolente, rappresenta l’elemento fondamentale per il vero e indispensabile cambiamento didattico e organizzativo delle istituzioni scolastiche alla presa, talvolta disperata, di dare un volto nuovo alla FAD evitando che essa sia null’altro che un nome nuovo a ciò che già si faceva.
Ma d’altronde ciò che capita, un poco ovunque, va in questa direzione. L’incapacità di rendersi flessibili, di adattarsi come un abito elastico sul corpo, complica assai questo esperimento divenuto ormai prassi quotidiana. C’è chi si irrigidisce sul proprio orario, chi si ostina con perniciosa incomprensibile tenacia o far lezione come se fosse in aula (rigidità d’orario, rigidità nell’articolazione della lezione, rigidità nella verifica tradizionale e rigidità nella richiesta perentoria della presenza degli alunni) e c’è chi, cercando di dimenarsi in un sistema normativo eccezionale ed emergenziale, vincendo la principale sfida, quella della nuova riorganizzazione del sistema formativo, si rinnova pur non abbandonando mai la lentezza nella sfida e la scommessa della flessibilità del tempo. Altro che lezioni on line, su piattaforma o via Skype se poi, queste, si cadenzano, nell’orario, come se gli alunni fossero in classe, in attesa, loro come i docenti, che suoni la campana muta dei sessanta minuti (anche sulla piattaforma o qualsivoglia altro strumento tecnologico, dunque).
La “rigidità” dell’ora e la sconfitta della FAD
L’Idea della compattazione del calendario, in un momento nel quale è proprio necessario farlo per vincere la scommessa della validità dell’anno scolastico, ha mostrato come l’ora di sessanta minuti e la sua “rigidità” sono per ragione di cose un modello concettuale e logisticamente superato e definitivamente archiviato. Ancor di più se in un’ottica di inglobamento orario, determinatosi proprio con la scelta obbligata della didattica a distanza o della FaD, che favorisce tempi più distesi e che consente l’inserimento di attività di tipo collaborativo e cooperativo. Similmente, è da evidenziare come il numero eccessivo di discipline all’interno della singola giornata, rappresenta un modello organizzativo da riesaminare per schivare la dispersione cognitiva dei bambini e dei ragazzi, incalzati da una smisurata quantità di materie di studio attuate, sulla piattaforma, simultaneamente, talvolta accavallandosi e non prevedendo alcuna pausa digitale.
L’uso flessibile del tempo
L’uso flessibile del tempo permetterebbe di specificare e rappresentare regole diverse di progettazione del tempo stesso nelle scuole del ciclo di base e del secondo ciclo di istruzione, in questo momento di scommessa didattica ed educativa. Oltre alla riduzione dell’ora di lezione in modalità FaD servirebbe un accorpamento di più moduli orari e più discipline ed educazioni per incoraggiare l’immissione di attività in piattaforma in un’ottica di interdisciplinarità. Ciò consentirebbe di potere operare alla riduzione della frammentazione didattica con passaggi più naturali da una disciplina all’altra (senza alcuna possibilità di ritenere propria, e basta, la disciplina che si insegna; forma egoistica di strategie educativa e formativa), all’introduzione di attività in modelli di didattica attiva, rimodulazione del tempo finalizzato alla naturale e improcrastinabile revisione del curricolo (in quella sorta di ri-progettazione voluta, meglio, desiderata dal ministro), all’evoluzione delle conoscenze degli studenti e alla riduzione del drop-out.
Se proprio volessimo dare un valore o definirlo con una immagine, potremmo rappresentarlo come quel ‘contenitore’ e abilitatore in grado di raccogliere quella che potremmo definire la pluralità di approcci digitali e di strategie tecnologiche che coniugano tutti, proprio tutti, i principi di una didattica a distanza attiva e partecipata in grado di rendere gli studenti protagonisti autorevoli e indiscussi del percorso di apprendimento.
L’elogio dell’educazione lenta
Joan Domenèch Francesch parla, a buon ragione e con molto anticipo rispetto a questa particolare esperienza, di “elogio dell’educazione lenta” (2011); un modo, sostiene, “per prende le distanze dalla quantificazione minuziosa dei ritmi di lavoro nelle programmazioni che assegna tempi uguali per tutti, discipline, obiettivi, valutazioni e molto altro da rincorrere al prezzo di una pressione costante che appesantisce l’azione formativa ed educativa”. Lo stesso Gianfranco Zavalloni in “La pedagogia della lumaca” (2008), specifica certune «strategie educative di rallentamento» che agiscono nel momento in cui sia necessario ‘mettere in pausa’. Lo stesso mettere in pausa che ci ha chiesto il ministero nel sospendere la didattica in aula che di fatto impone ai docenti e agli stessi discenti di considerare superflua la inflessibile suddivisione delle discipline, durante la DaD e i ritmi di apprendimento, uguali per tutti.
In questo momento è non solo indispensabile ma utile che le scuole, i dirigenti scolastici, scelgano di desistere dal tentativo di entrare in piattaforma come se si entrasse in aula.
Non più la rigidità dell’orario scolastico e da mettere al bando l’idea di ri-adeguare l’orario alla FaD. La FaD è cosa diversa dalla rigidità che invece appartiene all’insegnamento fisico in aula.
L’Idea dell’uso flessibile del tempo è un’opportunità che i dirigenti scolastici e gli insegnanti devono sapere cogliere per attivare dinamiche di riforma organizzativa e didattica, finalizzate a costruire ambienti di apprendimento attivi, capaci di innalzare la qualità della didattica e favorire una partecipazione motivata degli studenti.
Risorse tecnologiche e infrastrutturali
Cosa serve per garantire la flessibilità dell’orario in ambiente FaD? Innanzitutto la capacità di adattamento dei docenti. Serve essere in grado di rinunciare al proprio orto e cominciare a coltivare l’unico orto possibile, quello dei nostri alunni. E, poi, serve, naturalmente, tutto ciò che a cui la DaD o la FaD non possono rinunciare e, nello specifico: connessione wireless banda ultra-larga, device, periferiche dedicate, pacchetti unificati di servizi cloud, piattaforma elearning per mettere in condivisione le risorse digitali e per potere documentare, oggi come domani, il percorso concretizzato. E, poi, serve un ottimo registro elettronico e un eccellente diario elettronico necessari per presidiare la gestione dei flussi informativi.
Morfologia degli ambienti digitali
L’inserimento di metodologie didattiche digitali e attive immagina una revisione decisa del setting tradizionale di apprendimento in un’ottica di integrazione formativa, didattica ed educativa, non più in classe o in altri ambienti scolastici, ma sul web, su queste piattaforme che di fisicità hanno solo i nomi-
Le nuove modalità d’insegnamento e la ri-programmazione del calendario
L’uso flessibile del tempo, che non contiene solamente la ri-programmazione complessiva del calendario e/o dell’orario, implica necessariamente il bisogno di indicare le nuove modalità di insegnamento come caratterizzanti il nuovo corso della storia della scuola italiana (anche se esso sia solo un processo temporalmente definito) e le scelte che si intendono avviare e seguire per rispondere, realisticamente, e non solo sulla carta alla nuova domanda di “democrazia formativa”. Democrazia che non si caratterizza solo per le modalità d’accesso alla formazione ma anche per le modalità di valutazione. Perché la FaD, come la DaD, accanto ad una riconsiderazione del tempo deve proporre anche un check-up dei criteri e delle modalità di valutazione, così, anche, dei sistemi di potenziamento e dei sistemi di recupero.
La didattica di “avvicinamento”
È necessario, dunque, mantenere vivo e farlo diventare contagioso, il dialogo educativo attraverso strumenti e modalità di didattica a distanza, o meglio come dovrebbe essere davvero chiamata, in questo particolare momento, “didattica di avvicinamento“, che permettano soprattutto di assicurare forme di scambievolezza in tempo reale tra i docenti e gli studenti, adatti a sostenere, per quanto ciò sia possibile e auspicabile, i percorsi di apprendimento e così da fronteggiare, insieme, con forza, come comunità educante, il difficoltoso momento sociale (con risvolti assai evidenti anche ti tipo psicologico) che, in Italia e nel mondo, per la verità, stiamo attraversando.
In questo senso, sarebbe necessario:
Privilegiare una proposta didattica basata sullo sviluppo di competenze, orientata più e meglio all’imparare ad imparare, allo spirito di cooperazione, alla reciprocità;
Valorizzare in tutte le forme e con convinzione la disponibilità dello studente nelle attività di didattica a distanza, la partecipazione, il progresso, l’impegno, esaminando in successione il processo di apprendimento e dando, costantemente, l’opportuno feedback (“valutazione formativa”).
Valorizzare e consolidare gli elementi positivi, gli apporti originali, le rette pratiche degli studenti (quelle che emergeranno ed emergono già, nelle attività FaD).
Continuare a garantire l’informazione alle famiglie sulle scelte operate, la ri-progettazione, la valutazione, servendosi della Bacheca del registro elettronico.
Eseguire un monitoraggio, almeno settimanale, per evitare la “dispersione digitale” che metterebbe a rischio la FaD al tempo dell’emergenza. A tal riguardo ogni istituto potrebbe predisporre una propria Scheda per il monitoraggio della didattica a distanza (Allegato).
Perché è necessario cambiare
Perché cambiare, dunque? Perché la FaD e la DaD non sono solo delle sigle vuote di contenuti. Sono una via da percorrere seriamente avendo a cuore gli alunni più di quanto non lo fossero stati nelle classi. Ecco, perché è necessario e inderogabile cambiare: • Per sottrarsi alla dispersione cognitiva dei bambini e dei ragazzi, incalzati da un numero crescente di discipline proposte, talvolta, in contemporanea e, purtroppo, senza motivazione alcuna. • Per sorpassare la divisione artificiosa dei saperi e rendere migliore e più adeguata la gestione del tempo oltre la fisicità delle classi. • Per incrementare, oltre alla stessa FaD e alla stessa DaD, le metodologie didattiche. • Per pensare, più che a sé, alla formulazione di moduli interdisciplinari/propedeutici e complementari ad altre discipline, nella prospettiva di piegare il curricolo attorno ai bisogni reali degli studenti. • Per operare con seri momenti di lavoro condivisi tra docenti che, sovente, sono abituati a ritenersi un comparto diverso, talvolta migliore, dell’altro. • Per permettere ai docenti di creare azioni mirate.
L’inerzia della scuola e le idee sane e contagiose
La volontà di ciascun insegnante, o di una realtà scolastica, piccola o grande che sia, da soli, non possono scardinare i congegni inerziali che paralizzano la scuola, sovente arenata nell’inseguire pratiche burocratiche e poco disponibile alla sperimentazione e alla ricerca (basti pensare che, nei gruppi gestiti da docenti si moltiplicano le polemiche inerenti l’obbligatorietà della didattica a distanza piuttosto che la condivisione di buone pratiche); nondimeno si tratta certamente di un primo passo, forse piccolo, forse insufficiente, per frantumare l’inerzia e attivare movimenti di cambiamento, contagioso, fra scuole.
È necessario rendere visibile l’innovazione, rendere affascinanti le pratiche in azione, coinvolgere tutti nel progetto scuola. Ma per farlo abbiamo bisogno di forza, tecnologia, volontà, determinazione, capacità di rinunciare al proprio piccolo e insignificante “orticello” per sposare un progetto più complessivo e ampio che riporti sul tavolo della politica il tema della scuola, non solo ai tempi delle emergenze.
SCHEDA PER IL MONITORAGGIO DELLA DIDATTICA A DISTANZA
Fonte:https://www.orizzontescuola.it/didattica-a-distanza-no-tempi-troppo-rigidi-somministrare-monitoraggio-ogni-15-giorni-modulo-da-scaricare-gratuitamente/