Dal 29 dicembre 2019 è entrato in vigore il Decreto Scuola: «Misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti».
L’art. 1 ter «Disposizioni in materia di didattica digitale e programmazione informatica» prevede che: “Nell’ambito delle metodologie e tecnologie didattiche…, nonche’ nei corsi di laurea in scienze della formazione primaria, ovvero nell’ambito del periodo di formazione e di prova del personale docente, sono acquisite le competenze relative alle metodologie e tecnologie della didattica digitale e della programmazione informatica (coding).
Questo significa che l’acquisizione delle competenze di coding riguarda tutti i docenti, sia di infanzia che di primaria, che di secondaria. Le competenze di coding possono essere acquisite:
– nell’ambito dei 24 CFU in discipline pedagogiche e metodologie didattiche
– nell’ambito dei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria
– durante l’anno di prova e formazione
Pertanto i docenti che ad oggi sono sprovvisti delle relative competenze e hanno già acquisito i 24 CFU potranno comunque integrare la loro formazione nel corso dell’anno di prova, dopo l’immissione in ruolo.
Cos’è il Coding? E’ un termine inglese traducibile in italiano con la parola “programmazione”, ma in realtà non è soltanto questo. E’ una disciplina che ha come base il pensiero computazionale, cioè tutti quei processi mentali che mirano alla risoluzione di problemi combinando metodi caratteristici e strumenti intellettuali (come i giochi interattivi). La pratica del coding potenzia il pensiero computazionale e permette di farlo in qualunque ambito disciplinare, non necessariamente in informatica e matematica, quindi, il coding è per tutti.
Il coding aiuta quindi i più piccoli a pensare meglio e in modo creativo, stimola la loro curiosità attraverso quello che apparentemente può sembrare solo un gioco.
Cosa significa programmare?
Programmare vuol dire fornire istruzioni a un esecutore che non ha un’intelligenza propria. Permette, in altre parole, di comunicare e interagire con alcuni particolari oggetti definiti “smart“, contenenti al loro interno un microprocessore, ovvero, un circuito elettrico dalle dimensioni molto ridotte, in grado di interpretare ed eseguire istruzioni ad una velocità elevatissima.
L’insegnamento della programmazione a bambini avviene tramite l’utilizzo di giochi interattivi, come i robot che obbediscono a comandi in codice, oppure, tramite apposite applicazioni, come Scratch: un «tool» di programmazione visuale che permette di creare il proprio gioco virtuale o speciali animazioni.
L’obiettivo non è formare una generazione di futuri programmatori, ma educare i più piccoli al pensiero computazionale, che è la capacità di risolvere problemi – anche complessi – applicando la logica, ragionando passo passo sulla strategia migliore per arrivare alla soluzione.
Con il progetto di digitalizzazione delle istituzioni scolastiche, avviato dal DDL Buona Scuola è stato inserito il nuovo metodo di apprendimento nelle scuole primarie e secondarie: il coding appunto.
Ma ad oggi poche sono le scuole che ne fanno uso. Addirittura i dati rivelano che molte scuole non offrono nemmeno ai loro studenti la possibilità di utilizzare l’aula di informatica o per mancanza di strumenti informatici adeguati o perché i docenti non sono abbastanza formati per trasmettere una cultura informatica prediligendo invece le classiche discipline.
La ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, già in passato ha riconosciuto l’importanza di introdurre il coding come disciplina di insegnamento fin dalle scuole primarie.
“Ci aspettiamo che nella nostra visione a cinque anni ci sia questa materia sui banchi di scuola sin dalla prima elementare, esattamente come la chimica, la matematica”, ha dichiarato Paola Pisano.
È chiaro che per attuare questo progetto occorrerà avere tra due anni nelle scuole sia gli strumenti informatici necessari sia insegnanti formati.
Ricordiamo che il coding come strumento didattico è anche una delle leve chiave su cui punta il MIUR per innovare il mondo dell’istruzione. Non a caso questo insegnamento è stato inserito nel Piano Nazionale per la Scuola Digitale. E un ulteriore passo in questa direzione si è fatto nel mese di marzo 2019, quando il Parlamento ha approvato una mozione che impegna il Governo a realizzare azioni concrete per far entrare il coding nei programmi della scuola dell’infanzia e di quella primaria. Questo infatti quanto previsto dalla mozione approvata n. 1-00117 del 12 marzo 2019, “Iniziativa per lo sviluppo della formazione tecnologica e digitale in ambito scolastico”, in coerenza con le indicazioni nazionali per il curricolo che impegna il Governo a:
- ad adottare iniziative per introdurre progressivamente e gradualmente, entro il 2022, nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo di istruzione lo studio del pensiero computazionale e del coding, nell’ambito del curricolo digitale obbligatorio in carenza con le indicazioni nazionali per il curricolo;
- a considerare lo studio del «coding» e la dotazione nelle classi degli strumenti tecnologici a tal fine necessari come nuovi aspetti degli ambienti per l’apprendimento in sostituzione degli arredi tradizionali, quali le lavagne di ardesia e la tradizionale organizzazione degli spazi con banchi e sedie non modulabili;
- a valutare, di conseguenza, la dotazione di strumenti hardwareavanzati quali componente essenziale dei nuovi ambienti di apprendimento;
- ad adottare misure affinché gli edifici scolastici di nuova costruzione siano predisposti per facilitare la diffusione del coding a scuola;
- ad adottare iniziative per prevedere, a partire già dall’anno scolastico in corso, percorsi di formazione peril personale docente delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, al fine di sensibilizzarlo alle nuove metodologie didattiche digitali attraverso cui veicolare gli apprendimenti e raggiungere gli obiettivi delle indicazioni nazionali;
- a promuovere e favorire iniziative volte all’alfabetizzazione e allo sviluppo dell’apprendimento del «coding» nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.
È importante però che i docenti non “subiscano” l’introduzione del coding come una scelta calata dall’alto, ma comprendano appieno la vera utilità di introdurre questa pratica a scuola ovvero la sua potenzialità nell’educare bambini e ragazzi al pensiero creativo, alla risoluzione di problemi anche complessi, ad un uso “critico” di dispositivi quali tablet, smartphone etc…
Questo sarà però possibile soltanto attraverso una formazione specifica degli insegnanti e offrendo gli strumenti utili a tutti gli istituti scolastici.
Attendiamo di vedere come il nuovo ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina riuscirà ad introdurre questa nuova “disciplina” come opportunità per le nuove generazioni di studenti, sostenendo la formazione dei docenti.