Tre bandi per nuovi prof, ma i concorsi non fanno gola. La situazione è conosciuta: al Sud le graduatorie sono piene, al Nord invece vuote. Eppure è questo il principale problema di reclutamento dei docenti per il Ministero dell’Istruzione. Tanto è vero che quest’anno si è raggiunta la soglia di 170mila precari in cattedra. I posti messi al bando nel 2020 saranno 70mila circa, ma le cattedre a concorso sono quelle considerate “scomode”, quindi in prevalenza al Nord. C’è un esercito di prof al Sud che con i bandi che saranno avviati il prossimo mese non solo dovranno superare il concorso, ma pure le resistenze a trasferirsi. Senza giri di parole: i concorsi non fanno gola ma dove non può il desiderio può riuscirci la volontà.
I CONCORSI CHE NON FANNO GOLA
Per l’esercito di prof al Sud è stata poi introdotta un’altra norma che poco invoglia. I docenti che risulteranno vincitori del concorso e ai quali sarà assegnata una cattedra non potranno chiedere il trasferimento per almeno 5 anni. L’esigenza del Ministero adesso è occupare quelle cattedre dove quasi nessuno vuole andare. Per i prof meridionali, ormai, fare carriera assomiglia a quella dei militari o degli agenti di polizia. Prima bisogna trasferirsi obbligatoriamente fuori dalla propria città e poi sperare di ritornare a casa entro qualche anno.
INCONTRO CON AZZOLINA
Oggi i sindacati torneranno al tavolo con i tecnici del Miur per capire come si struttureranno le prove, specie per i precari storici. “È fondamentale – ha detto il Segretario generale Uil Scuola, Pino Turi – la preparazione sulla batteria delle domande in vista della prova per il concorso straordinario. Questo per prepararsi e comprendere la logica dei quiz: altrimenti si mettono le persone in una situazione di ansia e disagio ingiustificati”.