Il decreto scuola inizia il suo iter parlamentare tra non poche polemiche. I sindacati sono sul piede di guerra. L’opposizione in Parlamento prepara più di un emendamento. Ma nel complesso, anche a un occhio professionale ma non di parte sono evidenti più di un problema.
Il decreto, per esempio, consente di partecipare alla procedura straordinaria in un’unica regione “per il sostegno”, oppure, in alternativa, per una sola classe di concorso. Si tratta di un’evidente disparità rispetto a chi partecipa al concorso ordinario. In questo caso non vi è la possibilità di partecipare alla procedura sia per una classe di concorso, sia per il sostegno.
Evidente incongruenza, sottolineata anche dalla relazione tecnica di accompagnamento alla legge sta nelle disponibilità. “Benché la procedura straordinaria sia bandita solo per le regioni, per le classi di concorso e per le tipologie di posto per le quali si prevede che, negli anni scolastici dal 2020/2021 al 2022/2023, vi saranno posti vacanti e disponibili, si stabilisce sin da subito che, ove occorra, le immissioni in ruolo dei vincitori possono essere disposte anche successivamente all’a.s. 2022/2023, fino all’esaurimento della graduatoria”.
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