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Il Dirigente Scolastico: leader o manager

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Il Dirigente Scolastico: leader o manager di  Giacomo D’Alterio

Il Dirigente Scolastico è un leader o un manager, i due termini non sono sinonimi, ma entrambi si riferiscono al vertice direttivo ed organizzativo di una istituzione o organizzazione pubblica o privata.

Il manager è colui il quale pianifica, organizza, dirige e controlla le attività istituzionali proprie di un ente, quindi il management è la capacità di trasformare gli input in output attraverso un processo di pianificazione, organizzazione del lavoro e controllo e valutazione dei risultati ottenuti.

Il leader indica la meta da raggiungere, ispira condivisione e coinvolgimento, è un modello ed un esempio, occupa posizioni di prestigio tra i suoi pari, si pone all’avanguardia, è più uno stratega che un tattico.

Il suo potere è carismatico.

Rispetto al manager deve possedere altre doti di cultura e di personalità.

Il manager è un ruolo, un insieme di rapporti soggetti a molteplici aspettative.

Rapporti con i docenti, con il personale A.T.A.,  con l’Ufficio Scolastico Regionale e il Centro dei Servizi Amministrativi.

Le aspettative degli individui si concretizzano in: direttive, risultati, favori, collaborazione, ascolto, cortesia, riconoscimenti, chiarimenti, puntualità, risposte, fedeltà, sostegno, equilibrio, incoraggiamento, motivazione, ecc.

Il manager è diretta espressione dell’autorità.

Il management indica lo svolgimento di determinate attività, mentre la leadership indica lo stile con il quale queste attività vengono svolte.

Ogni manager ha due interessi determinanti:

1)                  il conseguimento dei risultati;

2)                  le relazioni interpersonali.

Nel primo caso il manager è concentrato sul compito, nel secondo invece sulle persone.

Questa concezione di leadership è stata elaborata da Schmidt e Tannenbaum nel 1958.

Con questa concezione ci troviamo di fronte a due stili di leadership contrapposti, uno stile che si concentra soltanto sui risultati, in questo caso ci troviamo di fronte un manager che sia autocratico o partenalistico, che ordina o persuade i suoi dipendenti, oppure al contrario un manager che sia democratico o consultivo, che cerca invece di condeterminare o di coinvolgere i suoi dipendenti per il raggiungimento degli obiettivi previsti.

Questa concezione di leadership è stata superata nel 1964 da Blake e Mouton, che invece propongono cinque modelli di leadership, che mettono in stretta correlazione entrambi gli stili di leadership:

1)      autoritario/assertivo – aggressivo

  • desidera che le cose siano fatte a modo suo;
  • preferisce parlare anziché ascoltare;
  • non si preoccupa troppo delle opinioni altrui;
  • diventa aggressivo se si sente sfidato;
  • è tenace in quanto porta a termine ciò che incomincia;
  • controlla in modo diretto il personale alle sue dipendenze.

2)      sollecito

  • si preoccupa degli individui;
  • ama piacere agli altri;
  • evita i conflitti aperti e calma le situazioni difficili con le lusinghe;
  • vuole che la scuola sia serena e felice;
  • esalta il successo fino all’adulazione;
  • non si cura della negligenza e delle prestazioni inadeguate;
  • è proteso al management collettivo;

·        è servizievole.

3)      motivazionale

·        si accorda sugli obiettivi con lo scopo di ottenerli;

·        controlla e verifica le prestazioni in relazione agli obiettivi;

·        aiuta le persone per trovare una soluzione alle prestazioni inadeguate;

·        affronta i problemi con calma;

·        valuta e condivide i piani d’intervento;

·        coinvolge il personale nelle decisioni che lo riguardano;

·        facilmente delega;

·        prende decisioni nel momento e nel modo giusto.

4)      amministrativo

·        si muove secondo le regole precostituite;

·        è un conservatore;

·        è affidabile;

·        è coscienzioso, anziché essere creativo e innovativo.

5)      passivo o politico

Questo stile di leadership non si interessa né alle persone, né tanto meno ai risultati, questi tipi di dirigenti si sentono frustati, disillusi e si sentono anche minacciati, ciò provoca che abbiano fondamentalmente un comportamento che sia o passivo o politico;

il comportamento passivo è caratterizzato da:

  • non fa di più di quanto gli venga effettivamente richiesto;
  • è contrario al cambiamento;
  • è negligente se non viene controllato;
  • rimprovera facilmente i suoi dipendenti e collaboratori, in generale il prossimo per aver            creato delle condizioni insostenibili.

Il comportamento politico, invece è caratterizzato da:

  • un’accesa e frequente critica;
  • un’attenzione agli sbagli altrui;
  • una costante preoccupazione.

Ogni istituzione scolastica ha una redditività e una produttività, la prima è le capacità di conseguire un reddito rispetto alle risorse effettivamente impiegate, il conseguimento di un risultato economico in termini di cultura offerta, la produttività invece ha lo scopo di rinnovare l’organizzazione con l’intento di aumentare il profitto e incentivare la produzione.

In quest’ultimo caso si richiedono doti creative, sfruttamento di risorse umane e materiali, ammodernamento delle tecnologie scientifiche, mobilità del personale, atti di responsabilità, discrezionalità ed autonomia.

Un buon dirigente scolastico deve in primis saper fare le seguenti attività:

1)                  organizzare e pianificare;

2)                  delegare il lavoro;

3)                  valutare il lavoro;

4)                  riconoscere il lavoro.

Organizzare significa comprendere le priorità e redigere un piano d’azione e d’intervento, tenendo ben presenti anche eventuali imprevisti.

Delegare significa far capire ai propri collaboratori il significato, l’utilità e la valenza del proprio lavoro, cosa ognuno deve fare e con quale autonomia, considerando i tempi di realizzazione del lavoro, quindi l’obiettivo principale è quello di coinvolgere il personale scolastico e fare in modo, che tutti gli obiettivi posti in essere dall’istituzione scolastica siano conosciuti, condivisi e condivisibili.

La valutazione consiste nel verificare in itinere le prestazioni svolte per apportare i giusti correttivi all’azione.

L’azione correttiva per essere quanto mai efficace deve essere:

  • tempestiva
  • adeguata
  • serena
  • impegnativa.

Il riconoscimento del lavoro svolto è un elogio del dirigente ai propri collaboratori.

L’elogio deve essere:

  • sincero
  • specifico
  • tempestivo
  • personale.

Un manager è un individuo che:

·        sa quello che vuole e fa in modo di ottenerlo;

·        è responsabile del controllo delle risorse e assicura che se ne faccia un buon uso;

·        svolge in modo efficace il suo lavoro e cerca continuamente di migliorare;

·        è responsabile dei risultati del personale che dirige o di cui fa parte integrante;

·        crea un clima o un contesto ambientale che spinge gli individui a dare il meglio di sé stessi.

Un manager eccellente deve essenzialmente possedere delle qualità, che possono essere suddivise in:

1)                  conoscenza dei fatti essenziali;

2)                  notevole competenza;

3)                  costante sensibilità agli eventi;

4)                  capacità di analisi, di soluzione dei problemi, di decisione e di giudizio;

5)                  capacità e qualità per la vita sociale;

6)                  solidità emotiva;

7)                  atteggiamento costruttivo inteso come capacità di reagire in modo costruttivo agli avvenimenti;

8)                  creatività;

9)                  agilità mentale;

10)              abitudini e capacità d’apprendimento equilibrate;

11)              conoscenza di se stessi.

Fonte: www.edscuola.it

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